Il Barolo è un vino DOCG che viene prodotto in alcuni comuni della regione Piemonte; è, senza ombra di dubbio alcuno, uno dei vini rossi italiani più noti e apprezzati, sia nel nostro Paese che al di fuori dei nostri confini nazionali (il Barolo è uno dei vini rossi italiani maggiormente esportati). I “creatori” di questo pregiatissimo vino (che alcuni definiscono “Il re dei vini, il vino dei re”) furono i marchesi Falletti di Barolo che cominciarono a produrlo nei loro vigneti nei primi anni del XIX secolo.
Nel 1873, a Vienna, il Barolo fu consacrato come uno dei vini più prestigiosi della sua epoca. Nel 1934 nacque il Consorzio dei vini tipici di Barolo e Barbaresco; nel 1966 il Barolo ottenne la DOC e, finalmente, nel 1980, la DOCG. Ogni bottiglia di Barolo presente in commercio ha un sigillo di colore violetto che riporta il contrassegno di Stato.
La zona di produzione del Barolo DOCG comprende i territori dei comuni cuneesi di Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba e parte dei territori dei comuni di La Morra, Monforte d’Alba, Roddi, Verduno, Cherasco, Diano d’Alba, Novello e Grinzane Cavour.
La superficie sulla quale avviene la coltivazione delle uve che sono utilizzate per la produzione del Barolo è relativamente estesa: circa 1.800 ettari; circa un quarto della produzione è dovuta ai vigneti presenti nel comune di La Morra. La produzione annuale di Barolo varia dai 6 agli 8 milioni di bottiglie a seconda delle annate.
Il Barolo è un vino dal caratteristico colore rosso granato con sfumature rubino che, con il trascorrere del tempo, tendono verso l’aranciato. Ha un profumo che gli esperti definiscono intenso, complesso e persistente. Nelle produzioni più giovani sono predominanti sentori floreali e fruttati, mentre nei vini più maturi si avvertono note di cuoio e catrame e sapori speziati (cannella, pepe o vaniglia).
Il Barolo è un vino corposo e dal sapore robusto, piuttosto asciutto e pieno. Le caratteristiche organolettiche, comunque, variano a seconda della località di origine; infatti, anche se il vino è proveniente da uve prodotte nella stessa area geografica, i vari prodotti si differenziano da comune a comune.
Come nel caso di altri grandi vini rossi (per esempio l’Amarone della Valpolicella), anche il Barolo rientra nella categoria dei cosiddetti vini da meditazione.

Nel comune di Barolo è presente un museo interamente dedicato a questo pregiato vino
Barolo: i vitigni
A differenza di quanto accade con altri vini, che vengono prodotti con più vitigni combinati fra loro, per la produzione del Barolo è previsto l’esclusivo utilizzo del Nebbiolo, un vitigno piemontese pregiatissimo e apprezzato a livello internazionale e che viene utilizzato anche nella produzione del Barbaresco. Del vitigno in questione si utilizzano tre diversi cloni (varietà): Lampia (il più utilizzato), Michet e Rosé.
La resa massima delle uve è fissata in 80 quintali per ogni ettaro. Al primo travaso la resa in vino delle uve non deve essere superiore al 70%, mentre la percentuale massima al termine del periodo di invecchiamento obbligatorio (che è fissato in tre anni), non deve essere maggiore del 65%.
Il disciplinare di produzione prevede, per l’immissione al consumo, una gradazione alcolica minima complessiva di 13 gradi; l’acidità totale minima deve essere del 5 per mille, mentre l’estratto secco minimo è previsto in 23 g per litro.
Il citato disciplinare di produzione del Barolo prevede anche un determinato periodo di invecchiamento prima della commercializzazione; devono infatti trascorrere almeno tre anni dal primo gennaio dell’anno successivo alla vendemmia. Un Barolo messo in vendita nell’anno 2014, per esempio, proviene dalla vendemmia del 2010. L’invecchiamento del vino deve essere effettuato, per almeno due dei tre anni, in botti di rovere. Se l’invecchiamento oltrepassa i 5 anni (fermo restando il minimo di due anni in botti rovere), al vino può essere aggiunta la denominazione Riserva. La dicitura Barolo Chinato fa invece riferimento al Barolo aromatizzato; l’aromatizzazione viene effettuata tramite aggiunte di zucchero, alcol ed erbe aromatiche.
Dalle vinacce del Nebbiolo si può ottenere la grappa di Barolo, un superalcolico dal caratteristico sapore intenso e morbido, la cui gradazione si aggira sui 45 gradi.
I grandi millesimi – Allo scopo di migliorare le caratteristiche organolettiche del vino, è possibile la miscelazione (massimo 15%) di vini che provengono da annate diverse; sull’etichetta deve essere obbligatoriamente riportata la quantità (millesimo) relativa al vino aggiunto.
Per quanto concerne il Barolo, considerando gli ultimi 50 anni, le annate considerate grandi millesimi sono quelle degli anni 1958, 1961, 1964, 1971, 1982, 1985, 1989, 1990 e 1997.

Il risotto al barolo è uno dei piatti tipici preparati con questo vino: qui in abbinamento a cubetti di pancetta
Accostamenti e temperatura di servizio
Il Barolo è un vino considerato perfetto per accompagnare piatti saporiti a base di carne rossa (per esempio gli arrosti e i brasati); ottimo anche con la selvaggina e la cacciagione, formaggi a pasta dura e stagionati e cibi tartufati. A fine pasto può essere utilizzato per accompagnare la pasticceria secca.
Esistono diverse ricette tradizionali in cui questo vino è uno degli ingredienti fondamentali; le più note sono il brasato al Barolo, il risotto al Barolo, il manzo al Barolo, lo stracotto al Barolo e l’anguilla piemontese al Barolo.
Il Barolo Chinato viene spesso utilizzato come accompagnamento a piatti dolci, come aperitivo e, se riscaldato, può essere servito come “punch”.
La temperatura ideale di servizio si aggira sui 20 °C; la bottiglia dovrebbe essere stappata al meno un paio di ore prima della mescita.
Bevi con moderazione: nella giornata il tuo indice alcolico non superi 3!