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Vitamina K

Vitamina K è una terminologia alquanto generica con la quale si indicano diversi composti liposolubili che vengono raggruppati sotto il nome di naftochinoni.

Esistono tre tipi di vitamina K. La K1 (anche fitonadione o fillochinone), la K2 (vari composti noti come menachinoni) e la K3 (menadione). Il derivato bisolfitico della vitamina K3 è idrosolubile.

La scoperta della vitamina K risale al 1939, è opera di uno scienziato danese, Carl Peter Henrik Dam (1895-1976) ed è legata alle studi che lo stesso scienziato aveva compiuto su una sindrome emorragica che era causata dalla deficienza di un fattore vitaminico ancora sconosciuto, tale fattore venne denominato fattore K (iniziale del termine koagulation). Nel 1935 Dam stava infatti studiando una patologia emorragica presente nei pulcini che venivano alimentati con lievito e cereali. Dam notò che tale patologia tendeva a regredire per poi successivamente sparire quando la dieta veniva variata con l’aggiunta di foglie verdi. La K1 fu isolata nel 1939 dallo stesso scienziato danese in collaborazione con Edward A. Doisy, nello stesso anno fu isolata anche la K2 a opera di McKee.

Per il loro studio della vitamina , nel 1943 Dam e Doisy sono stati congiuntamente insigniti del premio Nobel.

Le forme sintetiche delle vitamine K1 e K2 sono state ottenute rispettivamente nel 1964 e nel 1958.

La vitamina K è una sostanza stabile all’aria, agli acidi e all’acqua, ma è degradata dalla luce, dalle basi e da agenti riducenti.

Vitamina K – A cosa serve

La vitamina K è una sostanza essenziale per un corretto processo di coagulazione del sangue. Essa ha infatti il compito di controllare la sintesi epatica del fattore di coagulazione II (la protrombina), del fattore di coagulazione VII (la proconvertina), del fattore di coagulazione IX (il fattore Christmas) e del fattore di coagulazione X (il fattore Stuart). Vi sono poi altri fattori della coagulazione che dipendono dalla vitamina K ovvero le proteine C, S e Z; le prime due sono proteine anticoagulanti.

La carenza di vitamina K o i disturbi della funzionalità del fegato (per esempio una grave insufficienza epatica) possono portare a deficienze relative ai fattori di coagulazione e al rischio di sanguinamenti.

Vitamina k formula

Formula strutturale della vitamina K

Dove si trova – Gli alimenti

Attualmente si ritiene come adeguato un apporto giornaliero di circa 1 µg per kg di peso corporeo. Tale apporto, in soggetti sani, è sicuramente garantito da una dieta varia ed equilibrata.

Fra le fonti migliori di vitamina K si ricordano

  • i vegetali a foglie verdi come i broccoli, il cavolo, i cavolini di Bruxelles, le cime di rapa, la lattuga, gli spinaci ecc.
  • Discrete quantità sono inoltre contenute nella salvia fresca, nel prezzemolo, nel timo e nella maggiorana essiccati.
  • Minori quantità si trovano poi nella soia e nei piselli, nelle uova, nel fegato di maiale e in quello di manzo.

La carenza della vitamina può creare problemi di diversa natura: malattie emorragiche, problemi nella crescita e nello sviluppo nei bambini e problemi di coagulazione nei soggetti adulti.

L’integrazione andrebbe fatta soltanto dietro prescrizione medica in quanto tale sostanza può avere diverse controindicazioni.

L’integrazione potrebbe essere prescritta, per esempio, nel caso di nascita prematura, nei soggetti che sono sottoposti a trattamenti con farmaci anticoagulanti, in quelli affetti da patologie croniche che portano alla debilitazione, nei grandi ustionati e in coloro a cui è stata rimossa una parte del tratto gastrointestinale.

L’assunzione di diversi tipi di farmaci può provocare carenza di vitamina K in quanto diminuiscono il suo assorbimento.

Vitamina K

Alimenti ricchi di vitamina K

Controindicazioni all’integrazione

Supplementazioni sono invece controindicate nei soggetti affetti da deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi. Particolare attenzione deve essere posta nei soggetti affetti da fibrosi cistica e in coloro reduci da interventi chirurgici. Tra gli effetti collaterali da sovradosaggio si ricordano ittero, ridotta funzionalità epatica, disturbi a livello gastrointestinale, prurito, eruzioni cutanee e iperemie circoscritte.

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