Il sorbitolo (anche, raramente, D-glucitolo) è un polialcole di formula bruta C6H14O6. È l’alditolo del glucosio (ricordiamo che gli alditoli sono dei polialcoli prodotti per riduzione di zuccheri).
In natura è presente in molti tipi di frutta quali ciliegie, mele, pere, susine e sorbe (da qui il nome che lo contraddistingue); è altresì presente nelle alghe rosse e in diversi tipi di bacca.
Trova largo impiego in ambito alimentare quale dolcificante acariogeno (i batteri cariogeni non sono cioè in grado di utilizzarlo per il loro metabolismo) e ipocalorico; altri usi sono quelli come agente lievitante e stabilizzante; negli elenchi degli ingredienti può essere indicato con la sigla E240.
Il suo potere dolcificante è pari a circa il 60% di quello del saccarosio (il comune zucchero da cucina), ma a parità di peso il suo potere calorico è decisamente inferiore (40% di calorie in meno, ovvero 2,6 kcal/g contro le 4 del saccarosio).
A livello industriale, il sorbitolo viene prodotto attraverso la riduzione del gruppo aldeidico del glucosio; oltre a essere usato nella produzione di chewing-gum e caramelle senza zucchero viene anche impiegato nel confezionamento degli alimenti dietetici destinati a coloro che sono affetti da diabete mellito, il sorbitolo, infatti, non venendo assorbito che parzialmente e in modo incompleto a livello intestinale, non stimola la secrezione dell’insulina; va comunque precisato che non è raccomandato ai diabetici di utilzzarlo come sostituto globale dello zucchero.
Caratteristiche
Il suo assorbimento incompleto a livello intestinale e il fatto di essere una sostanza altamente igroscopica (ha cioè una notevole capacità di assorbire l’acqua) spiegano i suoi marcati effetti lassativi nel caso di assunzioni in alte dosi. Peraltro, in soggetti predisposti il sorbitolo può aggravare la sintomatologia relativa alla sindrome dell’intestino irritabile (in particolar modo si registra una recrudescenza del gonfiore intestinale e dei crampi addominali). Non deve essere somministrato a bambini di età inferiore a un anno.
Intolleranza al sorbitolo
L’intolleranza al sorbitolo (come del resto quella al lattosio e al fruttosio) è legata a un deficit enzimatico; a causa di questo deficit il sorbitolo non viene scisso nei suoi costituenti monosaccaridi e conseguentemente non viene correttamente assimilato dall’intestino. Quando gli zuccheri non vengono correttamente assimilati a livello intestinale, per effetto osmotico richiamano liquidi e vengono fermentati dalla flora batterica presente nell’intestino; ciò porta alla formazione di gas con conseguenti problemi quali flatulenza, diarrea ecc.
Quando si sospetta la presenza di un’intolleranza al sorbitolo è possibile effettuare un apposito test (breath test per intolleranza al sorbitolo) che ha una durata di circa 4 ore.
Inizialmente viene eseguito un campionato dell’aria che viene espirata prima di assumere sorbitolo (il soggetto deve soffiare in una sacca espirando l’aria contenuta nei polmoni); in seguito il soggetto testato assume 7 ml di sorbitolo al 70% disciolti in un bicchiere di acqua.
Viene poi eseguito un campionamento dell’aria espirata a intervalli di 30 minuti per un totale di otto campionamenti giro di 4 ore dall’ingestione della soluzione contenente sorbitolo.
Nel corso delle 4 ore richieste dall’esecuzione del test il soggetto non può né bere, né mangiare né fumare.

Il sorbitolo viene usato anche per prevenire la disidratazione di alimenti esposti all’aria, dato che trattiene l’acqua
L’analisi dell’aria espirata consente all’operatore di misurare la differenza nella produzione di molecole di idrogeno e metano emesse tra la prima espirazione (quella basale) e le espirazioni successive. Nel caso di un incremento, rispetto al valore di base, della produzione di gas di almeno 20 parti per milione, si può formulare la diagnosi di intolleranza e malassorbimento intestinale.