La sensazione di fame è generalmente associata al bisogno di cibo. Tale sensazione viene generalmente avvertita dopo che sono trascorse alcune ore dal pasto, inizialmente in forma più lieve, in seguito più imperiosamente. In alcuni disturbi di carattere psichico, la sensazione di fame può essere alterata e ciò può condurre il soggetto ad assumere cibo in modo eccessivo (è, per esempio, il caso della bulimia) oppure ad assumerne in quantità inferiori alle esigenze dell’organismo o, addirittura, a privarsene (digiuno) come accade, per esempio, alle persone affette da anoressia.
La sensazione di fame, comunque, anche in un soggetto sano, può essere variamente influenzata da diversi fattori, come il livello di attività fisica, gli stati emotivi, l’assunzione di determinate sostanze, le modificazioni della temperatura ambientale (il freddo, per esempio, stimola la necessità di assumere cibo, mentre il caldo tende a inibirla), lo stato di pienezza del tubo gastroenterico (viene avvertita dall’attività di recettori viscerali) ecc.
Non si deve poi dimenticare l’importanza di gusto e olfatto nella regolazione dell’assunzione di cibo.
Sensazione di fame e sazietà: i segnali
Quello della regolazione della fame è un meccanismo piuttosto complesso, non ancora perfettamente noto, che è regolato da diversi mediatori.
In condizioni di normalità, l’organismo umano utilizza dei segnali che guidano il soggetto a ricercare o no l’assunzione di cibo; detti segnali sono quelli che regolano le sensazioni di fame e di sazietà.
Il meccanismo che regola la fame è localizzato nell’ipotalamo; nella zona laterale si trova il cosiddetto centro della fame, mentre nell’area mediale ha sede il centro della sazietà; questi due centri interagiscono finemente tra loro regolando, di fatto, l’assunzione di calorie.
I segnali di fame (o segnali oressigeni) e quelli di sazietà (segnali anoressigeni) sono legati all’azione di numerosi mediatori; quelli principali sono leptina, insulina e grelina. I primi due informano l’organismo inviando segnali di “pieno” o “troppo pieno”, mentre la grelina agisce in modo opposto.
Altri mediatori coinvolti nel meccanismo fame-sazietà sono il neuropeptide Y (NPY), il peptide correlato alla proteina Agouti (AgRP) e l’adiponectina. I primi due contribuiscono ad aumentare il senso di fame, mentre l’adiponectina contribuisce a ridurlo.
Leptina – La leptina è un ormone proteico scoperto nel 1994 da Friedman; le sue funzioni sono numerose e fra esse spiccano il controllo del comportamento alimentare e la regolazione dell’attività tiroidea.
La leptina viene secreta dal tessuto adiposo bianco in base allo stato nutrizionale del soggetto e all’attività liposintetica del tessuto adiposo. I livelli ematici di questa sostanza sono relazionati all’entità della massa grassa (risultano superiori nei soggetti affetti da obesità e inferiori negli individui magri); si innalzano in seguito all’assunzione di cibo e diminuiscono nel digiuno protratto. La leptina agisce sui vari recettori localizzati nell’ipotalamo per diminuire la sensazione di fame.
Anni addietro, fu pubblicato uno studio che indagava sulla relazione tra leptina e sovrappeso; come abbiamo visto, tale ormone agisce riducendo la sensazione di fame; in topi privi del gene che codifica la leptina (gene OB) fu osservato un abnorme aumento di peso; com’è noto però quello che accade nei topi non sempre si verifica nell’uomo e, infatti, esistono soggetti affetti da obesità pur in presenza di notevoli concentrazioni plasmatiche di leptina.
La risposta più probabile sul perché ciò possa accadere è che ci si trovi di fronte a casi di leptino-resistenza, un concetto analogo a quello di insulino-resistenza; in pratica, non funzionano più quei meccanismi che controllano le riserve lipidiche. Per approfondimenti si consulti l’articolo Leptina.
Insulina – L’insulina, come noto, è un ormone proteico secreto da cellule appartenenti a strutture endocrine del pancreas. La sua secrezione in circolo è, in sostanza, una risposta all’assunzione di carboidrati; essa praticamente gestisce il carico glicidico dopo un pasto. L’insulina, analogamente a quanto fa la leptina nei confronti dei lipidi, fornisce un segnale di abbondanza relativo ai glicidi. Per approfondimenti si consulti l’articolo Insulina.
PPY 3-36 – Oltre ai segnali forniti da leptina e insulina va ricordato quello del peptide PYY 3-36 (un ormone prodotto dal colon) che agisce come indicatore di abbondanza di energia calorica introdotta.
Grelina – Alla grelina, un ormone scoperto nel 1999, è affidato il compito di segnalare la carenza di cibo; la grelina viene prodotta principalmente dallo stomaco, in particolar modo quando siamo a “stomaco vuoto”, ovvero in una condizione in cui un soggetto sano avverte lo stimolo della fame. Elevati livelli di grelina sono correlati a un incremento ponderale, in particolar modo relativi alla massa grassa. Di norma, i livelli plasmatici di questo ormone sono massimi durante la condizione di digiuno e si riducono drasticamente dopo un pasto e in condizioni di iperalimentazione.
Adiponectina – È un ormone che controlla il metabolismo energetico di lipidi e carboidrati; sembra sia in grado di incrementare il consumo dei lipidi (per le funzioni vitali) e modulare l’effetto dell’insulina. I risultati sono attualmente limitati in particolar modo a soggetti con alterata tolleranza glicidica, anziani o soggetti affetti da sovrappeso/obesità; i dati comunque correlano bassi livelli di adiponectina a condizioni di adiposità (sovrappeso/obesità) e di insulino-resistenza. Nonostante le conoscenze siano comunque limitate, questa molecola suscita molto interesse per lo sviluppo di nuovi farmaci antidiabetici.
Neuropeptide Y – È un polipeptide diffuso nel sistema nervoso centrale e nel sistema nervoso autonomo; svolge diverse azioni, tra le quali l’aumento dell’appetito e la modulazione della risposta vasocostrittrice innescata dai neuroni noradrenergici.
Sensazione di fame – Le varie teorie
Gli studi sui meccanismi regolatori della fame sono numerosi, così come numerosi sono quelli che cercano di spiegare i meccanismi che sono alla base di fenomeni legati, in un certo qual modo, a un’errata interpretazione della sensazione di fame.
Le teorie proposte per spiegare i meccanismi della fame sono numerose; fra quelle più note vi sono la teoria della regolazione glicostatica (o glucostatica), la teoria della regolazione lipostatica e la teoria della regolazione termostatica.
Teoria glicostatica – In base alla teoria glicostatica, sviluppata da Mayer, l’attività dei nuclei dell’ipotalamo deputati alle sensazioni di appetito e fame e di quelli dei nuclei dai quali dipende il senso di sazietà dipenderebbe dalla concentrazione ematica di glucosio; nel momento in cui il tasso ematico di glucosio scende sotto determinati valori (valori di guardia) si innesca lo stimolo della fame; al contrario, nel momento in cui la glicemia si innalza in modo eccessivo, il cervello capisce che non è più necessario introdurre cibo e conseguentemente la sensazione di fame viene a cessare. In altri termini, un aumento della glicemia (che di norma si verifica appunto nel periodo post-prandiale) inibisce i nuclei ipotalamici deputati alla sensazione di fame e stimola quelli legati al senso di sazietà. Sempre secondo tale teoria, la situazione inversa si verificherebbe in condizioni di digiuno.
Teoria lipostatica – Secondo la teoria lipostatica, i centri deputati alle sensazioni di fame e sazietà sono influenzati dai depositi adiposi dell’organismo. La fame varierebbe in modo proporzionalmente inverso al variare dei depositi di grasso; nel momento in cui le scorte dei lipidi iniziano a scarseggiare la sensazione di fame aumenta; al contrario, nel momento in cui le scorte lipidiche vengono ricostruite lo stimolo della fame viene inibito. I fautori della teoria lipostatica basano la loro convinzione sul fatto che, in un periodo di lungo termine, la concentrazione ematica media degli acidi grassi è direttamente proporzionale alla quantità di massa grassa dell’organismo; si ipotizza quindi che gli acidi grassi liberi agiscano in modo tale da provocare un effetto a feedback negativo in grado di regolare l’assunzione di cibo.
Teoria della regolazione termostatica – In base alla teoria della regolazione termostatica, formulata da Brobeck, l’attività dei centri deputati alle sensazioni di fame e sazietà dipenderebbe dalla temperatura corporea; la teoria sostiene che la riduzione della temperatura corporea agirebbe da stimolo sul centro della fame deprimendo il centro della sazietà; un innalzamento della temperatura corporea, invece, agirebbe nel verso contrario.
Detto in altri termini, nel momento in cui, a seguito dell’assunzione di cibo, si registra un aumento della temperatura corporea, verrebbe attivata la sensazione di sazietà, mentre in caso di digiuno, per il meccanismo inverso, verrebbe evocato lo stimolo della fame.
La nostra visione
Nessuna delle tre teorie appare però superare la prova dei fatti, anche perché nell’uomo (in cui la sfera psicologica è molto più importante che negli animali) lo stimolo della fame si fonde indissolubilmente con l’appetito.
Spesso fame e appetito vengono considerati sinonimi. In realtà si tratta di due sensazioni diverse fra loro, anche se può risultare non agevole distinguerle.
La fame è sicuramente una necessità fisiologica necessaria alla vita, una sensazione non facilmente controllabile che induce il soggetto a introdurre cibo.
Nell’appetito, invece, si registra un’attenzione maggiore alla qualità del cibo e il desiderio di cibarsi è legato non soltanto alla fame, ma anche ad aspetti organolettici.
La dieta italiana ha una visione più completa del problema, definendo lo stimolo a mangiare (ES, eating stimulus). L’ES ha sostanzialmente due componenti: una fisiologica (la “necessità” del cibo) e una psichica (il “valore” del cibo). La componente fisiologica può essere equiparata a grandi linee alla sensazione di fame, mentre quella psichica è sicuramente più complessa e diversificata a seconda dei soggetti, essendo espressione dei tratti principali della loro personalità.
Fame nervosa
Nota anche come eating emozionale, fame da stress o fame compulsiva, è un disturbo alimentare che può interessare qualunque soggetto, ma che in genere riguarda le persone che si trovano nella fascia di età compresa tra i 16 e i 40 anni; sono i soggetti di sesso femminile quelli maggiormente interessati dal disturbo in questione. La voglia di assumere cibo può comparire in qualsiasi momento, ma generalmente le ore nelle quali si registrano gli episodi di fame compulsiva sono quelle della sera o addirittura quelle della notte.
Per approfondire l’argomento si consulti l’articolo Fame nervosa.