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Saccarina

La saccarina (anche solfoniuro benzoico, formula bruta C7H5NO3S) è un dolcificante artificiale notissimo e dalla storia molto controversa; nei prodotti che la contengono è spesso indicata con la sua sigla, E954.

La sua scoperta, piuttosto causale, risale al 1879; furono due studiosi della Johns Hopkins University, Remsen e Fahlberg, a scoprirne il notevole potere dolcificante (450-600 volte superiore a quello del saccarosio, il comune zucchero da cucina).

La saccarina non è sicuramente fra i dolcificanti più amati; molti, infatti, considerano sgradevole il suo più o meno marcato retrogusto amaro-metallico tant’è che in alcuni Paesi viene associata al ciclamato di sodio (rapporto 1:10) in modo da ridurre i problemi derivanti dal retrogusto di ognuna delle due sostanze.

Rispetto ad altri dolcificanti, è maggiormente stabile al calore e non dà alcun problema relativamente alla sua conservazione. In commercio è disponibile sotto tre forme: acido saccarinico, saccarina di sodio e saccarina di calcio.

La forma più utilizzata è la saccarina di sodio, in quanto rispetto alle altre è maggiormente stabile e più solubile; talvolta viene utilizzata da coloro che devono seguire un regime alimentare iposodico.

Sia la saccarina di sodio che quella di calcio sono due sostanze che presentano una buona solubilità, diversamente dall’acido saccarinico.

Utilizzi

Nelle sue varie forme, la saccarina viene utilizzata sia nell’industria alimentare (la si trova fra gli ingredienti di molti cibi e bevande, come per esempio bibite light, chewing-gum, condimenti a base di frutta, decorazioni per prodotti dolciari, gelatine, marmellate, succhi di frutta e molto altro) che in altri settori; è presente, infatti, in moltissimi prodotti per la cosmesi e in molti farmaci.

Come dolcificante in sostituzione del comune zucchero la si può trovare sotto forma di liquido, polvere o tavolette.

Saccarina: una sostanza pericolosa?

Come accennato in apertura, la storia della saccarina è stata particolarmente travagliata.

La sua commercializzazione iniziò passato poco tempo dalla sua scoperta, ma acquisì una certa popolarità soltanto dopo il razionamento dello zucchero che fu imposto a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. La sua diffusione ebbe poi un picco negli anni ’60-70 del secolo scorso fra i molti che si sottoponevano a regimi alimentari dimagranti. Allo stesso tempo però si moltiplicavano le preoccupazioni perché alcuni studi suggerivano che essa fosse una sostanza cancerogena (diverse ricerche mostrarono la correlazione con il tumore alla vescica in ratti maschi trattati con dosi elevate di saccarina sodica) e nel 1977 venne vietata in Canada; la FDA statunitense propose il bando, ma le proteste dell’opinione pubblica portarono a un compromesso: nessun bando, ma l’obbligo di indicare nell’etichetta dei prodotti che la contenevano i potenziali pericoli per la salute umana.

Saccarina

La saccarina viene usata, oltre che come dolcificante, come eccipiente nei farmaci, come antifermentante e come ingrediente per alimenti per diabetici

Studi successivi hanno dimostrato che, a livelli di consumo usuale, non esiste correlazione tra assunzione di saccarina e sviluppo del cancro alla vescica. La proposta di bando della FDA fu ritirata nel 1991.

La saccarina non viene metabolizzata dall’organismo dell’uomo e, una volta assunta, viene quasi del tutto assorbita ed escreta come tale tramite la diuresi. Non fornisce energia all’organismo e non ha alcuna influenza sui livelli della glicemia.

Trattandosi di un prodotto sintetico, l’OMS suggerisce comunque di non superare la dose di 2,5 mg/kg di peso al giorno; occorre una certa prudenza nell’uso da parte delle donne in stato interessante in quanto la saccarina può attraversare la placenta. Come altri dolcificanti, è un prodotto acariogeno.

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