I piatti della gastronomia pronta sono stati introdotti sul mercato da non molti anni: un tempo riservati alle catene di ristoranti e alle mense, oggi sono pensati anche per l’utente finale, specialmente per chi non ha tempo o capacità di cucinare. Si tratta di piatti precotti, grazie ai quali occorre solamente scaldare il prodotto o al più cuocerlo per un numero di minuti decisamente inferiore a quello che sarebbe necessario per preparare il piatto “da zero”. In questo articolo analizziamo una tipologia di prodotto (il piatto pronto da frigo), più che una classe di alimenti: infatti, possiamo trovare primi piatti tradizionali, secondi, zuppe o minestroni e persino dolci. Si tratta quindi di una classe molto disomogenea, ove i prodotti hanno in comune tre aspetti:
- includono tutti gli ingredienti necessari per la preparazione del piatto;
- necessitano di una cottura finale;
- si conservano in frigorifero.
Da questo punto di vista si differenziano dalle zuppe e minestre surgelate, dai primi piatti surgelati o dai secondi piatti surgelati o da alcune tipologie particolari di alimenti, come le insalate pronte e le torte pronte. C’è da dire, inoltre, che i piatti pronti della gastronomia sono molti e non tutti a distribuzione nazionale. Essendo la classe molto eterogenea, tali piatti sono difficili da definire in modo assoluto, a prescindere dal prodotto specifico. Esistono comunque alcuni criteri comuni che occorre sottolineare.
Nel valutare la scelta dei piatti della gastronomia pronta, la dieta italiana concentra l’attenzione sugli aspetti seguenti: genuinità degli ingredienti, apporto calorico e appetibilità e sazietà.
Gastronomia pronta: ingredienti e valori nutrizionali
La genuinità degli ingredienti – Essendo piatti pronti, l’aspetto più critico degli ingredienti riguarda i conservanti (aggiunti per prolungare il tempo di vita del prodotto), gli additivi per aumentare in modo fittizio l’appetibilità del prodotto (sale, esaltatori di sapidità, coloranti), la scelta dei grassi che, nei prodotti in cui si cerca di risparmiare sulla genuinità degli ingredienti, sono spesso di bassissima qualità (margarina, ma anche grassi idrogenati e grassi vegetali di seconda scelta (diversi dall’olio extravergine d’oliva, cioè palma, cocco, girasole, da evitare l’olio di colza).
L’apporto calorico – L’apporto calorico di questi piatti è estremamente variabile e difficilmente si può confrontare un minestrone con un piatto di cannelloni ripieni. Stabilire fasce di apporto calorico per ogni tipologia di alimento complicherebbe molto i criteri di scelta che risulterebbero troppo articolati. Si può pensare di giudicare caloricamente i prodotti di gastronomia rifacendosi a preparazioni surgelate e/o tradizionali. Per esempio, tali valori possono essere (per 100 g): 100 kcal per zuppe e minestre, 140 kcal per i primi e 120 kcal per i secondi.
Appetibilità e sazietà – Spesso l’indicazione nutrizionale porterebbe a far pensare che il piatto pronto di gastronomia sia il massimo in quanto ipocalorico, salvo poi scoprire, una volta aperta la vaschetta, che è veramente poco saziante. Poiché la sazietà è in parte anche un concetto individuale (legato anche all’appetibilità), conviene fare alcune prove per identificare i prodotti che risultano dare un buon compromesso tra apporto calorico e una porzione soddisfacente.
Gastronomia pronta: cosa ne pensa la dieta italiana
Vista la notevole disomogeneità della categoria, si possono fare considerazioni di carattere generale valide per tutti i tipi di prodotti di questa categoria. La dieta italiana consiglia di evitare prodotti con grassi idrogenati, margarina o esaltatori di sapidità. Prodotti con ingredienti dubbi (oli o grassi vegetali di seconda scelta) sono una scelta consigliata per un uso saltuario e comunque non ottimale. Per chi necessita di limitare l’introito calorico giornaliero, si possono identificare dei limiti di prodotti ipocalorici ottimali a seconda della tipologia del piatto (50 kcal per zuppe e minestre, 100 kcal per i primi e per i secondi).

La gastronomia pronta sta lentamente andando incontro alle nuove esigenze e mode di piatti salutari, ma questi ultimi purtroppo sono molto più costosi
Il mercato
Rischio salutistico della categoria: alto.
La situazione di mercato della gastronomia pronta è abbastanza deludente, ma non tutte le proposte sono da buttare; vi sono, infatti, offerte che presentano una notevole varietà degli ingredienti di base: verdure di parecchi tipi, cereali e legumi poco impiegati nella cucina più comune come il farro, le lenticchie e i broccoli. In queste proposte ottimali il grasso impiegato è esclusivamente olio extravergine di oliva e non sono aggiunti conservanti o coloranti né aromi di alcun tipo. Non compaiono neppure addensanti, farine o altri additivi che non troveremmo in una ricetta tradizionale fatta a mano. Unici stratagemmi per aumentare il sapore sono l’uso di aglio, rosmarino, basilico e spezie. Apprezzabile inoltre la facilità di preparazione (spesso nello stesso contenitore, bastano quattro minuti di microonde!).
Altre linee purtroppo offrono prodotti decisamente deludenti, molti, infatti, contengono grassi vegetali idrogenati o margarina, cosa che li fa precipitare nel gruppo di quelli da evitare. Molti di questi piatti, accanto ai grassi vegetali idrogenati, hanno anche negli ingredienti grassi più nobili, come olio extravergine di oliva od olio di girasole.