I biscotti per bambini, dal punto di vista nutrizionale, sono mediamente migliori dei corrispondenti prodotti per adulti (dei quali possono essere teoricamente usati in sostituzione), ma non rappresentano quel salto qualitativo che ci si aspetterebbe da prodotti per la prima infanzia. Vediamo alcune caratteristiche che possono aiutarci a orientare la scelta.
Mancanza pressoché assoluta di margarina e grassi vegetali idrogenati – In tutti i più comuni biscotti per bambini non sono utilizzati margarina e grassi idrogenati. Questi due ingredienti compaiono invece spesso in molti dei biscotti pensati per la prima colazione degli adulti. Ciò dovrebbe far riflettere: se vengono evitati per i bambini perché propinarli ai più grandi?
In molti biscotti per bambini sono presenti oli vegetali sicuramente di non eccelsa qualità; inutile che si precisi che l’olio di palma deriva da coltivazioni sostenibili (locuzione alquanto difficile da dimostrare) visto che l’olio di palma non è sicuramente il massimo. Inoltre, alcuni prodotti per l’infanzia sono esplicitamente dichiarati senza glutine, senza uova o senza burro; in questo modo possono venire incontro a problemi di intolleranze o allergie o a diete particolari che però riguardano una fetta molto ristretta della popolazione (sicuramente più alta la percentuale di chi è intollerante al lattosio). Infatti, gli esperti consigliano di non somministrare particolari alimenti (per esempio le uova) nei primi mesi dell’infanzia per evitare in futuro l’insorgere di intolleranze e allergie. Non si capisce però la demonizzazione del burro che certo è molto più genuino dell’olio di palma (o meglio, si capisce benissimo, visto che biscotti al burro sono più buoni, ma deperiscono prima, cioè hanno data di scadenza più ravvicinata).
Maggiore apporto proteico e minore contenuto di grassi – A differenza dei biscotti per adulti, molti prodotti per bambini prevedono anche un’integrazione proteica (generalmente con proteine del latte o con formule proprietarie di integratori); in questo modo la componente delle proteine si alza anche al di sopra di 10 g per 100 g di biscotti e va diminuendo quella dei carboidrati. I grassi vengono limitati nell’alimentazione dell’infanzia (mediamente l’apporto è inferiore a 9 g per 100 g di biscotti), secondo i consigli dei nutrizionisti più moderni.
Facilità di fruizione – Poiché i biscotti sono pensati per i lattanti, che mediamente ne consumano da due a quattro al giorno nel latte, di solito sono venduti in pratiche porzioni limitate che ne salvaguardano la freschezza e mettono al riparo da pericolose tentazioni di… finire la confezione!
Attenzione alla qualità dei prodotti – Alcune marche dichiarano esplicitamente di utilizzare fonti primarie di alcuni ingredienti di alta qualità (coltivazioni biologiche o comunque certificate), coltivazioni di cereali pregiate, intendendo quelle che forniscono farine ad alto contenuto proteico. Inoltre è molto comune nei biscotti della prima infanzia trovare formulazioni ricche di molte varietà di cereali; oltre al frumento, si utilizzano spesso avena, orzo, segale e riso per abituare il bambino a una certa variabilità e alla ricchezza di gusto.
Integrazione vitaminica e di minerali – Naturalmente pensata per i bambini, negli adulti potrebbe avere meno senso consumare biscotti “arricchiti” con micronutrienti in quanto le quantità aggiunte sono limitate e seguendo una dieta corretta non è necessario consumare cibi con integrazione di vitamine in quantità così basse. Analizzando le etichette nutrizionali, si scopre che per assumere dosi significative di microalimenti (sia minerali che vitamine) occorrerebbe consumare una quantità non indifferente di biscotti; consumando 100 g di biscotti (circa una ventina!) si assumerebbero in media 5,5 mg di ferro (contro i 14 mg di dose giornaliera consigliata, RDA) e 300 mg di calcio (800 mg il valore RDA). Se è necessaria un’integrazione vitaminica e/o di minerali, questi alimenti non sono quindi la soluzione perché se ne dovrebbe consumare una quantità troppo elevata. Se poi si segue una filosofia di integrazione all’americana, si scopre che l’aggiunta di micronutrienti è decisamente sottostimata.
Le principali vitamine aggiunte sono quelle del gruppo B per stimolare la crescita (sempre presenti di solito la vitamina B1, la vitamina B2, la vitamina B3 e la vitamina B6, più rare la vitamina B5 e la vitamina B12) e intervenire nel metabolismo. Più difficile trovare integrazioni con acido folico, vitamina A e vitamina C. I minerali aggiunti sono quasi sempre calcio (importantissimo nel bambino per lo sviluppo dell’apparato scheletrico e dei denti), sodio, ferro e zinco. Infine, alcuni aggiungono anche una percentuale significativa di fibra alimentare.
Il latte – Non si comprende (se non per motivi economici) perché usare latte in polvere. Salutisticamente non è un delitto, ma il prodotto certo ne risente come genuinità e valenza organolettica.
Gli svantaggi per gli adulti – Le formule dei biscotti per l’infanzia sono pensate espressamente per il consumo dei lattanti (ovvero sciolti nel biberon) o dei bambini (cioè sgranocchiati o sciolti nella tazza di latte). Quindi, volendo utilizzarli anche nell’alimentazione degli adulti, occorre considerare che tali biscotti sono facilmente (a volte completamente) solubili e quindi non sono, dal punto di vista della fruibilità, del tutto analoghi agli altri biscotti (in particolare, è impossibile usarli nel preparare dolci). Per questo motivo, inoltre, non tutti sono croccanti e appetibili come i normali biscotti.
Tra gli svantaggi legati all’integrazione di minerali, generalmente questi biscotti presentano un’alta percentuale di sodio aggiunto (da 160 a 320 mg per 100 g). Il sodio, infatti, ha anche notevoli funzioni positive sull’organismo dei bambini, garantendo il giusto equilibrio cellulare. Tuttavia questa integrazione può essere controproducente per un adulto che debba seguire una dieta povera di sodio.
Additivi – Generalmente gli unici additivi presenti nei biscotti per bambini sono gli agenti lievitanti della farina, per facilitare la lievitazione e abbreviare i tempi di produzione (e abbassare conseguentemente i costi). I più usati sono il carbonato acido di ammonio (E503), il carbonato acido di sodio (E500), il potassio tartrato (E336) e il polifosfato di potassio (E450).
I primi tre sono additivi innocui che vengono eliminati con le urine o decomposti nell’organismo. L’unica avvertenza è evitare un consumo eccessivo di additivi costituiti da polifosfati (di sodio o di potassio) perché livelli elevati di fosforo possono ridurre l’assorbimento di calcio. Del resto le quantità usate nella lievitazione sono così basse che il problema è solo teorico.
Biscotti per bambini: cosa ne pensa la dieta italiana
L’aspetto più critico per discriminare una buona scelta di biscotti per bambini è la componente grassa. La dieta italiana premia i rarissimi biscotti per bambini che utilizzano olio extra vergine di oliva o burro.
Si considera inoltre penalizzante l’uso di oli esplicitati, ma di seconda scelta e l’uso di aromi (la dizione generica aromi indica che non si tratta di aromi naturali, altrimenti il produttore avrebbe tutto l’interesse a specificarlo) in cibi per bambini. Perché ingannarne i sensi fin dall’infanzia?
Infine, l’assenza di etichetta nutrizionale è un indizio di scarsa attenzione per l’esigenza del consumatore a una corretta informazione.
Il mercato dei biscotti per bambini
Rischio salutistico della categoria: medio.
L’analisi di mercato prende in considerazione solo i biscotti adatti alla prima infanzia in formato tradizionale (consumabili dal quarto mese in poi), escludendo quelli in formato granulare, prodotto quest’ultimo riservato solo ai lattanti.
Pochissimi sono i prodotti che usano una componente grassa di qualità. Abbonda purtroppo la dizione olio di palma o di altri grassi qualitativamente non eccelsi.
Quasi tutti i prodotti sono abbastanza contenuti in calorie (inferiori a 450 kcal/100 g). Se per un adulto la cosa potrebbe essere interessante, per un bambino che comunque non può essere messo a regime ipocalorico è abbastanza ininfluente. La “leggerezza” e la digeribilità di un biscotto non dipendono certo da 30-50 kcal in più o in meno, ma dalla bontà e dalla salubrità degli ingredienti.