Il mannitolo (noto anche come mannite) è un polialcole con sette gruppi ossidrilici a livello della catena alifatica composta da sette atomi saturi di carbonio. Esiste in due forme isomere D-mannitolo e L-mannitolo; soltanto la prima è presente in natura. È inodore e, a temperatura ambiente, appare come un solido di colore bianco. Dal punto di vista alimentare appartiene alla categoria degli stabilizzanti, addensanti, gelificanti ed emulsionanti (E421).
Originariamente veniva utilizzato soprattutto come farmaco, essendo un leggero diuretico (forma una soluzione ipertonica e richiama sangue per osmosi entro i tubuli renali).
Il mannitolo è una sostanza che si trova facilmente in natura in alghe e funghi e il suo nome deriva dalla manna (la linfa del frassino) dalla quale si può ottenere (il succo condensato di manna contiene una notevole percentuale di mannitolo, dal 50 al 70% circa). A livello industriale viene sintetizzato a partire dal saccarosio (il comune zucchero da cucina).
Come dolcificante la mannite non è particolarmente diffusa perché appartiene alla categoria dei dolcificanti energetici. Con un potere dolcificante leggermente superiore alla metà di quello del saccarosio (il comune zucchero da cucina), la mannite ha un potere calorico che è superiore alla metà di quello del saccarosio stesso.
In altri termini, non si guadagna nulla come rapporto fra potere dolcificante/calorie impiegando mannitolo anziché zucchero normale.
Mannitolo – Uso come lassativo
Poiché, come abbiamo visto, non c’è un reale guadagno dolcificante, il mannitolo può essere utilizzato vantaggiosamente solo da chi vuole sfruttare il suo effetto lassativo (è uno zucchero inassorbibile e richiama acqua nel lume dell’intestino favorendo l’aumento della massa fecale con conseguente stimolo meccanico della peristalsi; i suoi effetti lassativi però non sono immediati; occorrono infatti diverse ore, e in alcuni casi anche uno o due giorni).
Utilizzare come dolcificante mannitolo (è inodore, moderatamente dolce e abbastanza gradevole) anziché saccarosio, in combinazione con un alimentazione ricca di fibre alimentari (ed eventualmente anche di lattulosio e con l’impiego contemporaneo di antimeteorici), può quindi servire a migliorare la stitichezza cronica.
Il mannitolo ha un basso potere cariogeno (inferiore a quello del saccarosio, ma superiore a quello dello xilitolo che è una sostanza totalmente acariogena).
Per episodi di stitichezza occasionale degli adulti si può utilizzarlo sciogliendolo in acqua o latte tiepidi. Il dosaggio è compreso tra i 10 e i 30 g pro die.
Nei bambini e negli adulti, in relazione all’età, è consigliabile ricorrere a dosaggi inferiori (dai 2 ai 15 g pro die).
È sicuramente opportuno tenere presente che il mannitolo può ridurre l’assorbimento di farmaci che dovessero essere assunti contemporaneamente per via orale; chi utilizza mannitolo, quindi, dovrebbe anticipare (o ritardare) l’eventuale assunzione di medicinali di circa tre ore.
A cosa serve – Controindicazioni
In ambito farmacologico, il mannitolo viene utilizzato per prevenire o trattare la fase oligurica dell’insufficienza renale acuta (prima che la condizione diventi irreversibile e stabilizzata); viene altresì utilizzato per trattare l’ipertensione endocranica, quella spinale e quella delle masse cerebrali (una delle manifestazione che, per esempio, si verificano nel caso di tumori al cervello come l’astrocitoma o il glioblastoma) nonché per ridurre la pressione endoculare, aumentare l’escrezione renale di sostanze tossiche e anche per effettuare la misurazione del filtrato glomerulare.
La somministrazione viene effettuata per via endovenosa; i dosaggi sono legati a diversi parametri (età, peso e condizioni cliniche del soggetto); comunque sia il dosaggio totale deve essere compreso tra i 50 e i 200 mg nelle 24 ore.
La velocità di infusione della sostanza deve essere tale da mantenere una diuresi di almeno 30-50 ml/ora.
Il mannitolo non deve essere somministrato ai soggetti con anuria (mancata emissione di urine) grave legata a severa compromissione renale; la sostanza è altresì controindicata in caso di congestione polmonare, edema polmonare, disidratazione grave nonché emorragie cerebrali e intracraniche in corso.
La somministrazione, infine, non deve essere effettuata in quei soggetti che sono ipersensibili alla sostanza.

Il mannitolo è più utile e conveniente per il suo effetto lassativo che per quello dolcificante
Utilizzo del mannitolo in ambito diagnostico
In ambito diagnostico il mannitolo viene impiegato per la valutazione dello stato di salute della mucosa intestinale preposta all’assorbimento dei vari nutrienti; a tale scopo la mannite viene somministrata oralmente, in determinate concentrazioni, assieme a quantità prestabilite di lattulosio.
La scelta di questo “mix” non è ovviamente casuale; la mannite, infatti, viene assorbita molto facilmente dalla mucosa intestinale, cosa che invece non avviene per il lattulosio. Conseguentemente, il rilevamento di basse concentrazioni di mannitolo e lattulosio nelle urine indicano una ridotta capacità di assorbimento da parte dell’intestino (malassorbimento intestinale); viceversa, il riscontro di alte concentrazioni dei due zuccheri in questione sono spia di un’eccessiva permeabilità della mucosa intestinale.
Assunzione di dosi eccessive di mannitolo – Effetti collaterali
I principali effetti collaterali che possono verificarsi in caso di un’eccessiva assunzione di mannitolo sono a carattere gastrointestinale (flatulenza e fastidi addominali di vario tipo), tant’è che in Australia è vietato nei cibi per bambini.
La dose giornaliera accettabile di mannite è di 50 mg/kg di peso, anche se, a prescindere dagli spiacevoli effetti collaterali, non è una sostanza pericolosa per la salute, essendo un carboidrato a tutti gli effetti, facilmente gestito dal nostro organismo.