Con l’espressione malnutrizione involontaria indichiamo un regime alimentare (eccessivamente ipocalorico) che il soggetto segue senza che vi siano particolari motivazioni di tipo economico o di tipo psichico (vedasi anoressia).
Nella società occidentale la malnutrizione involontaria è molto rara e le cause possono essere diversissime. In letteratura ho trovato pochi casi, tre sono quelli che ho seguito personalmente. All’inizio le storie sembrano molto diverse, ma poi alla fine si scoprono notevoli analogie. Partiamo da queste ultime.
- Il soggetto assume poche calorie. A fronte di un’assunzione normale da sedentario di 600 (540 per le donne) per altezza in m al quadrato, spesso si arriva al massimo al 70% di tale valore.
- Se il soggetto forza la sua alimentazione, ingrassa.
- Se il soggetto fa attività sportiva, riesce a consumare apparentemente pochissime calorie.
- Il soggetto manifesta dolori all’apparato scheletrico; tendini, ossa e cartilagini sembrano compromessi.
- Il soggetto non manifesta particolari anomalie nello stato di salute e nei parametri ematici.
Come si vede, una situazione abbastanza particolare perché si possa parlare di casualità, anche analizzando solo otto casi.
Un’analisi delle cause di ciò può essere solo ipotetica, vista l’esiguità del campione. Si deve partire dal dato comune: incredibilmente tutti i soggetti hanno avuto nella loro vita uno stato di sottonutrizione; definiamo tale stato come un indice di massa corporea (IMC) inferiore a 19 negli uomini e 17 nelle donne.
Negli otto casi, in 4 la motivazione è stata l’adesione a un regime alimentare dimagrante troppo ferreo (in due di essi la dieta a zona applicata in versione ortodossa e iniziale), in 2 un eccesso di attività sportiva e in 2 lo stress abbinato a una cattiva educazione alimentare.
Si direbbe quindi che, a causa di un periodo di restrizione calorica che ha superato certi livelli di guardia (del resto il processo è noto anche per alcuni santoni orientali, dove la restrizione calorica provoca un drastico abbassamento del fabbisogno calorico giornaliero), il corpo si sia abituato a economizzare ciò che aveva a disposizione. Importante: ciò non avviene seguendo una via ormonale (altrimenti ci sarebbero chiare evidenze sia di laboratorio, negli esami ormonali, sia sintomatologiche, per esempio la scomparsa delle mestruazioni nelle donne), ma probabilmente una via metabolica.
Infatti, come è possibile avere un fabbisogno calorico decisamente limitato? Sostituendo ai carboidrati i grassi come benzina preferenziale per molte attività. Se nelle attività a medio-alta intensità per un soggetto normale la percentuale dei carboidrati partecipa per il 70-100% al contributo energetico, per un soggetto che ha subito malnutrizione può attestarsi fra il 40 e il 70%. Ciò metabolicamente è possibile (del resto un maratoneta con l’allenamento passa da una miscela costituita dal 100% di carboidrati a una costituita per l’80% da carboidrati e per il 20% da grassi) e consente di utilizzare il grasso di riserva che diventa una scorta non più eccezionale (da usarsi cioè in occasioni particolari), ma usuale (per i soggetti normali il deposito pregiato è il glicogeno).
Quello che succede è abbastanza evidente: nei soggetti sportivi (5 su 8 dei soggetti facevano anche sport), a causa di ripetuti infortuni, i periodi di pausa ripristinano la scorta di grasso; nei soggetti sedentari eventuali eccezioni alimentari (che sono sempre presenti, anche se il soggetto tende a minimizzarle) consentono di fare altrettanto. Infatti non bisogna dimenticare che le eccezioni alimentari (si pensi alle feste natalizie) consentono a questi soggetti di alzare notevolmente il loro fabbisogno medio: 25 gg. a 1.000 calorie e 5 gg. a 2.400 calorie, vogliono dire una media di 1230 kcal che è molto più realistica.

Nella società occidentale la malnutrizione involontaria è molto rara e le cause possono essere diversissime.
Il nuovo fabbisogno calorico si deve definire patologico?
A mio avviso, sì. È sostanzialmente l’inverso dell’obesità. Infatti per non ingrassare (o semplicemente perché si è abituato), il soggetto continua il suo regime di sottonutrizione; il suo IMC risale a livelli normali, ma il suo metabolismo resta alterato. Come risultato, la quota giornaliera non è in grado di apportare i microalimenti necessari e si verificano problemi di varia natura, soprattutto a livello di apparato locomotore. Negli otto casi sono stati rilevati dolorabilità muscolare, fratture da stress, osteopenia, fragilità della cartilagine, oltre a una serie di sintomi troppo generici (come la cefalea) da poter essere rapportati al discorso alimentare.
Malnutrizione involontaria: il processo è reversibile?
Il problema è interessante perché dimostra come la storia alimentare passata sia comunque importante. I processi metabolici si devono ritenere importanti come il cuore o il fegato. Uno stato di sovrappeso o di malnutrizione non sempre sono recuperabili al 100%, esattamente come una patologia cardiaca o epatica può lasciare “segni” sull’organo. Non ho abbastanza dati per parlare di reversibilità totale, né per escluderla. Una cosa è certa: in tutti gli otto casi la strategia del soggetto era sbagliata.
Si cercava di:
- mantenere un’ipoalimentazione (per non ingrassare)
- integrare con micronutrienti.
La strategia è scorretta perché l’ipoalimentazione conferma lo stato metabolico e l’integrazione è praticamente impossibile, visto che la carenza è globale e non solo su un micronutriente.
Probabilmente è importante
- rieducare il proprio corpo a gestire quantità sufficienti di calorie, per esempio arrivando almeno all’85-90% del fabbisogno teorico;
- evitare gli sbalzi con giornate ipoalimentate e altre sovralimentate;
- integrare nei micronutrienti più importanti;
- cercare di privilegiare gli sforzi sportivi dove è presente una componente anaerobica, di forza e ad alta componente glicidica (per intenderci nella corsa non la maratona, ma distanze fino ai 10 km).
È molto probabile che il soggetto inizialmente riaumenti di peso. Una nota importante: il peso può essere controllato facendo attività fisica.
Per ripristinare certi meccanismi metabolici è meglio assumere 1.600 kcal al giorno bruciandone 600 in sport che assumerne 1.000 da sedentario.