L’olio di palma fa male? Se lo chiedono in molti, basta farsi un giro in Rete per rendersene conto… Cerchiamo di rispondere alla domanda partendo da un dossier che ha fatto scalpore, quello dell’Efsa.
Il dossier dell’EFSA (2016) sull’olio di palma è un grande esempio di seminformazione. Vediamo i punti salienti del dossier ripreso da moltissime testate.
L’olio di palma fa male. Ne è certa anche l’Efsa.
Peccato che la stessa Efsa abbia assolto il glifosato, un pesticida condannato dall’OMS perché cancerogeno. Morale: dietro a questi “pareri” esistono grandissimi interessi. Gli stessi interessi che condannano ora questo ora quello. Probabilmente, se si riunissero tutti i pareri, si rischierebbe di morire di fame.
Il consiglio di evitare un consumo eccessivo di olio di palma parte dal dato che, pur essendo vegetale, in realtà questo prodotto va trattato al pari di un grasso “saturo”.
Da un lato si dimostra che i tanto demonizzati grassi animali non sono tali per l’origine animale (con buona pace di vegani e vegetariani che incominciano a capire che non sempre vegetale è bello), ma per i grassi saturi contenuti in esso. Peccato che l’Efsa non dica che anche il cacao, e quindi il cioccolato, come pure altri oli vegetali (che ora sostituiranno l’olio di palma con gli stessi effetti sulla salute) sono ricchi di grassi saturi.
Per non parlare, poi, dell’impatto ambientale del consumo, che sta provocando la distruzione sistematica delle foreste tropicali nel Borneo.
Personalmente lo ritengo un motivo valido per non usare olio di palma, ma nulla c’entra con la salute.
L’olio di palma contiene tre sostanze tossiche. I tre contaminanti si formano nel processo di raffinazione ad alte temperature (200 °C) di oli vegetali.
Qui c’è quasi del dolo. Si demonizza l’olio di palma a causa del processo di raffinazione, senza dire che la gran parte degli oli industriali usati è raffinato e quindi potenzialmente nocivi! Così le mamme leggeranno sulle confezioni olio di cocco od olio di colza e staranno, nella loro ignoranza, tranquille.
È stata fissata una dose giornaliera tollerabile, circa la metà rispetto alle attuali esposizioni a questa sostanza da parte delle fasce di età più bassa, adolescenti compresi (fino a 18 anni).
Anche qui c’è molta ipocrisia. Premesso che basta mangiare sano ed essere magri per non essere esposti a questa sostanza, se una sostanza è così tossica, si vieta. Stop.
Ovvio che gli interessi commerciali in gioco sono enormi e chi ci va di mezzo è il consumatore senza una educazione alimentare. Chi può ragionevolmente dire che un biscotto con olio di palma, di colza, di cocco ecc. sia genuino? Eppure dai tempi in cui margarina, grassi vegetali idrogenati e locuzioni fuorvianti come “grassi vegetali” od “oli vegetali” furoreggiavano nelle etichette nutrizionali qualcosa è migliorato, ma si è ancora ben distanti dalla verità perché gli organi ufficiali ci raccontano solo ciò che interessa loro raccontare.

L’olio di palma contiene il 50% circa di grassi saturi a catena lunga, praticamente lo 0% di grassi saturi a catena media, il 40% circa di grassi monoinsaturi e il 10% circa di grassi polinsaturi.