L’inulina è un oligosaccaride, ovvero uno zucchero semplice (ricordiamo che la principale caratteristica degli oligosaccaridi è quella di essere formati da poche unità ripetitive di monosaccaride), poco calorico (100 kcal/100 g) e con un indice glicemico piuttosto basso; è presente in diverse piante, la maggior parte di queste appartiene alla grande famiglia delle Asteracee (o Composite, che dir si voglia); le piante sintetizzano l’inulina come carboidrato di riserva al posto dell’amido, un carboidrato che di norma non viene sintetizzato da queste piante. Viene estratta soprattutto dalle radici di cicoria, ma anche dai tuberi di dalia e dal tartufo bianco.
L’inulina è formata da diverse catene di fruttosio con una molecola di glucosio terminale; appartiene a una delle famiglie di fibre alimentari, nella fattispecie ai fruttani (anche frutto-oligosaccaridi).
Cos’è l’inulina?
Per l’uomo l’inulina è praticamente indigeribile e viene quindi considerata un carboidrato indisponibile; sostanzialmente può essere considerata una fibra solubile. Nonostante la sua indigeribilità, comunque, ha diverse caratteristiche interessanti che hanno attirato l’interesse di diversi ricercatori.
Ci sono diversi alimenti che contengono questo carboidrato; fra quelli di uso comune possiamo ricordare, a mo’ di esempio, l’aglio, le banane, la cicoria, i carciofi, le cipolle ecc.
Proprietà e controindicazioni dell’inulina
L’inulina è considerata un alimento prebiotico (ricordiamo che si definiscono prebiotiche quelle sostanze di origine alimentare non digeribili che, qualora assunte in quantità opportuna, favoriscono la crescita dei batteri che sono presenti nel colon oppure di quelli assunti assieme al prebiotico).
Fra le proprietà che sono attribuite all’inulina ci sono sia quella di facilitare la digestione sia quella di ridurre il gas intestinale; infatti, questa fibra aumenterebbe la densità di bifidobatteri e diminuirebbe quella di batteri nocivi.
Non è un caso che molti alimenti probiotici vengano addizionati con inulina allo scopo di migliorare la sopravvivenza dei fermenti lattici e fornire un substrato specifico alla flora batterica dell’intestino.
L’inulina è però un carboidrato fermentescibile e potrebbe creare alcuni problemi a coloro che sono affetti da colite, meteorismo e altri disturbi della digestione.

La cicoria è una buona fonte di inulina
Gli utilizzi come additivo alimentare
A differenza di altri carboidrati, l’inulina ha un sapore sostanzialmente neutro (è circa dieci volte meno dolce del saccarosio) e può essere quindi utilizzata come additivo atto a incrementare la massa e il volume senza modificare il gusto dell’alimento cui viene addizionata.
Viene per esempio utilizzata in gelateria, in pasticceria (in particolar modo nella preparazione di prodotti salati) e in diverse altre preparazioni alimentari.
In determinati casi viene utilizzata per donare maggiore consistenza al prodotto finale o per evitare, nei mesi più caldi, l’affioramento del burro di cacao in alimenti quali il cioccolato o i cioccolatini.
Inulina: gli integratori alimentari
L’inulina è un integratore alimentare piuttosto gettonato; in realtà, come spesso accade quando si parla di supplementi nutrizionali, anche in questo caso c’è una certa dose di ottimismo.
Alla fine degli anni ’90 del secolo scorso sono stati diversi gli studi riguardanti l’inulina; vediamone alcuni fra i più significativi.
Neutralità biologica – L’inulina attraversa l’intestino tenue senza essere degradata; non influenza l’assorbimento di azoto, grassi, amidi, calcio, magnesio e zinco. (Andersson HB, Ellegard LH, Bosaeus IG, J Nutr 1999;129:1428S-30S).
Azione ipocolesterolemizzante – Alcuni studi (Andersson HB, Ellegard LH, Bosaeus IG, J Nutr 1999;129:1428S-30S) negano tale azione da parte dell’inulina, altri (Brighenti F, Casiraghi MC, Canzi E, Ferrari A., Eur J Clin Nutr 1999;53:726-33) la sostengono, ma con dosaggi non minimi (maggiori di 15 g al giorno) e con effetti gastrointestinali collaterali (che si riducono se si associano molecole ad alto peso molecolare come l’acacia). Probabilmente l’effetto dipende dall’alimentazione del soggetto: tanto è peggiore (ma allora perché non mangiare meglio?) tanto più funziona.
Aumento dei bidifobatteri e diminuzione dei cocchi Gram positivi – Confermati da Kruse HP, Kleessen B, Blaut M. (Br J Nutr 1999;82:375-82) e da Gibson GR, Beatty ER, Wang X, Cummings JH. (Gastroenterology 1995;108:975-82), ma ad alte dosi: 34 g al giorno nel primo studio, 15 g nel secondo.
Riduzione dei trigliceridi – L’azione ipotrigliceridemizzante è stata confermata da Jackson KG, Taylor GR, Clohessy AM, Williams CM (Br J Nutr 1999;82:23-30); anche in questo caso in soggetti con cattiva alimentazione.
Effetto lassativo – L’effetto lassativo è migliore di quello del lattosio e con minori dolori addominali (Kleessen B, Sykura B, Zunft HJ, Blaut M., Am J Clin Nutr 1997;65:1397-402).
Altri effetti positivi che vengono attribuiti all’inulina sono l’aumentato assorbimento di calcio, ferro e magnesio e il fatto che, non aumentando i livelli di glicemia, è adatta all’alimentazione dei diabetici.
Dosaggio
L’apporto giornaliero di inulina con il regime alimentare va dai 3 ai 10 g circa. Dal momento che l’inulina è presente soprattutto nelle verdure, è decisamente probabile che chi segue un regime alimentare vegetariano ne assuma un sufficiente quantitativo rendendo superflua l’integrazione.