Gli omega 6 sono una categoria di acidi grassi essenziali (come, per esempio, gli omega 3). Il numero 6 dopo il termine omega indica quanti atomi di carbonio ci sono a partire dall’ultimo atomo di carbonio (che è per questo denominato carbonio omega, l’ultima lettera dell’alfabeto greco) fino ad arrivare al primo doppio legame.
Alla categoria omega 6 appartengono i seguenti acidi grassi:
- acido linoleico (LA)
- acido gamma-linoleico (GLA)
- acido eicosadienoico
- diomo-gamma-linolenico (DGLA)
- acido arachidonico (AA)
- acido docosadienoico
- acido adrenico
- acido calendico.
Di questi, quelli maggiormente noti sono l’acido linoleico, l’acido gamma-linoleico, l’acido diomo-gamma-linolenico e l’acido arachidonico; quest’ultimo è conosciuto soprattutto per il fatto che è visto come uno dei peggiori nemici dell’organismo da Barry Sears, l’ideatore dell’un tempo celebre dieta a zona, caduta in disuso ormai da molti anni.
Gli acidi grassi essenziali omega (ricordiamo anche gli omega 3 e gli omega 9) sono fondamentali, fra l’altro, per:
- la crescita;
- la produzione di energia;
- la salute della membrana cellulare e di quella mitocondriale (per esempio aumento della sintesi proteica dei mitocondri epatici e rigenerazione del parenchima epatico);
- la sintesi dell’emoglobina, la coagulazione e la fragilità capillare;
- la funzione sessuale e la riproduzione; alcune patologie mammarie e alterazioni del ciclo mestruale derivano da un’eccessiva assunzione di acidi saturi in rapporto agli omega 3/omega 6;
- alcune patologie della pelle (eczema atopico e dermatiti);
- una miglior tolleranza ai carboidrati nei diabetici;
- una riduzione (gli omega 3) di colesterolo totale e di quello cattivo (LDL) e dei trigliceridi;
- come precursori delle prostaglandine.
Dove si trovano gli omega 6?
Gli omega 6 sono contenuti soprattutto negli oli vegetali (in particolare negli oli di girasole e di mais che però non devono essere cotti), ma anche in cibi proteici, nelle verdure, nei legumi e nei cereali. L’acido arachidonico è maggiormente presente in fonti animali piuttosto che in fonti vegetali.
Rapporto fra omega 6 e omega 3
Il giusto rapporto fra omega 6 e omega 3 riveste notevole importanza, l’eccesso degli uni, infatti, ha effetti negativi sul metabolismo degli altri.
La domanda fondamentale però è: qual è il giusto rapporto? Le posizioni su questo fronte non sono certo univoche; per alcuni autori è 2:1, per altri 4:1, per altri ancora 10:1; peraltro, sembra che il rapporto attuale medio sia di 15:1. La maggior parte degli autori sembra propendere per 4:1; ma anche una volta stabilito un “giusto” rapporto, sembrerebbe impresa improba rispettarlo senza impazzire a causa dei calcoli da fare. La cosa potrebbe risultare teoricamente possibile nel caso in cui esistessero soltanto pochi alimenti interessati e se questi fossero esclusivi nei confronti di una delle due serie (cioè o contengono acidi grassi omega 3 o acidi grassi omega 6). In realtà, molti sono i cibi che contengono acidi grassi essenziali, anche se in quantità ridotte, ma, cosa ancora più critica, alcuni fra i più utilizzati (il classico esempio è l’olio di mais) contengono sia gli uni sia gli altri; se aggiungo una certa quantità di un alimento bivalente (cioè contenente entrambe le classi) vado a sommare una quantità X di omega 3 e una quantità Y di omega 6. Tale additività può rendere impossibile il raggiungimento di un determinato rapporto. Tutto questo senza contare che la quantità di acidi grassi essenziali presente in molti cibi è legata al loro trattamento: non solo la cottura, ma anche la semplice esposizione alla luce del sole di un determinato cibo possono degradare l’acido essenziale in esso presente.
Omega 6 e rischio cardiovascolare
Relativamente all’azione degli omega 6 sul rischio cardiovascolare, il loro ruolo non può essere definito del tutto univoco; se presenti nelle corrette quantità, migliorano il quadro generale della lipidemia (colesterolemia, trigliceridemia ecc.); se presenti in eccesso, potrebbero addirittura peggiorare il quadro del rischio cardiovascolare.
È anche per questi motivi che si hanno molti dubbi, soprattutto nel caso di coloro che seguono un regime alimentare vario ed equilibrato, sull’opportunità del ricorso a integratori di acidi grassi essenziali.
È incontrovertibile il fatto che gli omega 6 migliorino il quadro della colesterolemia; tali acidi grassi infatti riducono i livelli di colesterolo totale in quanto riducono quelli di colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo); ci sono invece maggiori dubbi sull’azione positiva degli omega 6 sul colesterolo HDL (colesterolo buono); per inciso, uno dei pochi modi di sicura efficacia per incrementare i livelli di colesterolo HDL è quello di praticare una costante attività fisica a medio-alta intensità.
L’impatto degli omega 6 sulla trigliceridemia esiste, ma è piuttosto modesto.
Un eccesso di omega 6 in rapporto alla presenza di omega 3 sembra avere effetti piuttosto negativi; secondo alcuni studi il problema è quello di un aumento del rischio di reazioni allergiche e infiammatorie; possibile anche un aumento dei livelli di pressione arteriosa e un incremento dell’aggregazione piastrinica, tutti fattori che aumentano – e non riducono – il rischio cardiovascolare. In realtà, ricerche più recenti sembrano confermare soltanto il problema di una maggiore risposta infiammatoria, che comunque non ha effetti positivi dal punto di vista cardiovascolare.

Gli omega 6 sono contenuti soprattutto negli oli vegetali (in particolare negli oli di girasole e di mais che però non devono essere cotti), ma anche in cibi proteici, nelle verdure, nei legumi e nei cereali. L’acido arachidonico è maggiormente presente in fonti animali piuttosto che in fonti vegetali.
Gli integratori alimentari
Da anni il mondo dell’integrazione alimentare punta sul business dei supplementi nutrizionali a base di acidi grassi essenziali; una scelta sicuramente azzeccata dato che la loro popolarità non accenna a diminuire; il campo d’azione è soprattutto la prevenzione del rischio cardiovascolare.
Non risulta che esistano integratori alimentari a base di omega 6; in commercio, infatti, sono disponibili formulazioni che vedono l’associazione di acidi grassi omega 3 e omega 6; altre proposte prevedono anche l’aggiunta di acidi grassi omega 9.
Alla luce di quanto esposto nel paragrafo relativo al rapporto fra i vari acidi grassi essenziali, l’integrazione con omega 3 e omega 6 può aver senso soltanto per coloro che non amano tutta una serie di alimenti ricchi di tali sostanze, mentre è del tutto inutile, se non addirittura dannosa, nel caso di coloro che seguono un regime alimentare vario ed equilibrato che comprenda, fra gli altri, cibi quali pesce azzurro, salmone, noci ecc.
Gli integratori di omega 6 e omega 3 non sono scevri da effetti collaterali; i più comuni sono alcuni disturbi gastrointestinali quali alitosi, eruttazioni al sapore di pesce, dolore addominale, bruciore di stomaco, nausea e diarrea.
Dosi elevate potrebbero creare qualche problema a livello di coagulazione del sangue.
Gli integratori sono controindicati nel caso di ipersensibilità o allergia a uno qualsiasi dei componenti della formulazione.
Gli integratori di omega 3 e omega 6 sono generalmente controindicati nel caso in cui si stiano assumendo farmaci anticoagulanti e antiaggreganti (aumenta il rischio di sanguinamento) e ipoglicemizzanti orali (esiste la possibilità di un incremento degli effetti).
In ogni caso, prima di iniziare l’assunzione di questo tipo di integratori è consigliabile consultarsi con il proprio medico curante. A maggior ragione in determinate categorie: soggetti affetti da determinate patologie, donne in stato interessante e donne che allattano.