Fra i moltissimi supplementi nutrizionali in commercio, gli integratori di ferro sono sicuramente fra quelli più diffusi.
È bene intanto precisare che, nella gran parte dei casi, in un soggetto sano che segue un regime alimentare equilibrato, il ricorso a integratori di ferro non si rende necessario; quando una dieta è completa e variegata, infatti, il ferro che viene assunto dai cibi è più che sufficiente a mantenerne in equilibrio il bilancio; qui ci limitiamo a ricordare che se il ferro è di origine vegetale, la sua percentuale di assorbimento è più bassa rispetto a quella relativa al ferro di origine animale; per approfondire la questione rimandiamo al nostro articolo Cibi ricchi di ferro.
Integrazione di ferro: quando serve?
In casi particolari un’integrazione di ferro è una valida soluzione per il trattamento o la prevenzione di stati carenziali che potrebbero essere determinati da particolari situazioni (ricordiamo che la carenza di ferro può determinare l’insorgenza di anemia sideropenica o ferropriva):
- flusso mestruale particolarmente abbondante
- ridotto assorbimento di ferro
- dieta vegetariana
- eccessiva assunzione di fibre alimentari
- attività sportiva particolarmente intensa (il classico caso è rappresentato dagli atleti che praticano sport di endurance; si veda anche Anemia da sport)
- emorragie
- gravidanza
- allattamento.
Alcuni di questi punti meritano un cenno particolare.
Per quanto riguarda il primo punto, il ricorso a integratori di ferro è ampiamente giustificato dal fatto che una donna con un flusso mestruale particolarmente abbondante arriva a perdere dai 5 ai 50 mg di ferro.
Relativamente al secondo punto, fra le problematiche alla base di un ridotto assorbimento del ferro ricordiamo in particolare ipocloridria (ridotta attività secretoria dello stomaco), malassorbimento intestinale, assunzione di farmaci antiacidi, celiachia, diarrea cronica e gastrectomia (resezione parziale o totale dello stomaco).
Per quanto riguarda invece il terzo punto, si ricorda che coloro che seguono un regime alimentare vegetariano hanno difficoltà d’assorbimento del ferro di origine vegetale.
Integratori di ferro in gravidanza
Il ricorso a integratori di ferro nel corso della gravidanza è piuttosto comune; in effetti, nel corso della gestazione, soprattutto nel corso degli ultimi mesi, il fabbisogno di tale minerale aumenta sia perché nelle donne in stato interessante si verifica una certa diluizione del sangue, sia perché vengono ad aumentare le richieste metaboliche dell’organismo. In linea generale, nelle donne in gravidanza si ritiene adeguata un’integrazione giornaliera di ferro pari a 25-30 mg.
Integratori di ferro e anemia sideropenica
Fra le varie forme di anemia, quella da carenza di ferro (anemia sideropenica) è una delle forme di più comune riscontro. Per la diagnosi sono necessari vari esami di laboratorio fra cui emocromo completo, ferritina, transferrina, sideremia, capacità totale legante il ferro, bilirubina diretta, indiretta e totale; altri esami che potrebbero risultare di una certa utilità sono lo striscio venoso periferico e l’aspirato midollare; risultano poi fondamentali anche la ricerca del sangue occulto nelle feci e un esame completo delle urine con valutazione microscopica o citometrica dei sedimenti urinari.

Fra i moltissimi supplementi nutrizionali in commercio, gli integratori di ferro sono sicuramente fra quelli più diffusi
Le cause che possono determinare un’anemia ferropriva sono diverse e una sua completa risoluzione passa ovviamente attraverso una diagnosi precisa; la terapia si avvale anche e soprattutto della somministrazione di ferro (terapia marziale) che viene effettuata ricorrendo all’assunzione orale di integratori di ferro (per lo più si impiegano sali ferrosi o a saccarato di ferro), in casi particolari potrebbe essere effettuata, per necessità di vario tipo, la somministrazione per via parenterale (endovena o intramuscolo) che tuttavia ha un profilo di sicurezza inferiore rispetto a quella per bocca.
In caso di carenza di ferro, la dose da integrare deve essere compresa entro 50 e 250 mg/die; la quantità varia a seconda del prodotto scelto (ferro gluconato, ferro solfato ecc.; in genere la dose realmente assorbita è una frazione comunque bassa di quella assunta): in base alla situazione del soggetto il medico sceglierà la corretta posologia.
Fra i principali integratori di ferro ricordiamo i seguenti:
- Solfato ferroso (per esempio, Ferrograd e Tardyfer) – Il solfato ferroso è un sale che viene utilizzato in caso di anemia sideropenica e carenza di ferro causate da emorragie acute o croniche o da patologie infettive; vi si ricorre anche nel caso in cui vi sia un aumentato fabbisogno e in quelle situazioni in cui si ha un ridotto assorbimento del ferro di provenienza alimentare.
- Ferro fumarato (per esempio, FerroGUNA, Ferro Organico e Global Fe) – Gli integratori di ferro a base di ferro fumarato sono indicati nel trattamento della carenza di ferro da anemia (anche in gravidanza), da carenze alimentari o da aumentato fabbisogno.
- Ferro gluconato (per esempio, Losferron, Bioferal, Sidervim, Cromatonferro) – Il gluconato ferroso viene impiegato per aumentare l’apporto di ferro e per la prevenzione o il trattamento dell’anemia sideropenica.
- Ferro carbonile (per esempio, Icar-C); è un integratore di ferro utilizzato per la terapia dell’anemia ferropriva; è associato a vitamina C.
- Ferro saccarato (per esempio, il Venofer e il Ferrum Hausmann Orale) – In commercio sono disponibili integratori di ferro a base di saccarato di ferro sia per somministrazione orale che parenterale (che deve essere fatta sotto stratta sorveglianza medica).
L’assunzione di integratori di ferro viene generalmente associata a quella di vitamina C perché questo micronutriente aumenta l’assorbimento del ferro senza dar luogo a un aumento dei problemi gastrici (spesso presenti quando si effettuano integrazioni di ferro). Altre associazioni spesso effettuate sono quelle con le vitamine del gruppo B, particolare acido folico (vitamina B9), vitamina B6 e vitamina B12.
Si ricorda che il cibo riduce la quantità di ferro assorbita e quindi, nel caso in cui non si registrino particolari problemi a livello gastrointestinale, l’assunzione degli integratori di ferro andrebbe fatta a stomaco vuoto.
Integratori di ferro – Effetti collaterali
L’assunzione di integratori di ferro può dar luogo a vari effetti collaterali; piuttosto comuni quelli di natura gastrointestinale quali diarrea, stipsi, dolori addominali, colorazione scura delle feci, nausea e vomito. In molti casi, proprio per cercare di ridurre queste fastidiose manifestazioni, la terapia dell’anemia sideropenica inizia con dosaggi ridotti che verranno poi aumentati con il passare del tempo; il trattamento può protrarsi per alcuni mesi.
Si devono sempre i dosaggi indicati dal medico curante o dallo specialista ematologo perché l’assunzione eccessiva di integratori di ferro può causare danni molto gravi (emocromatosi, intossicazione acuta).
È fondamentale che gli integratori di ferro siano tenuti lontani dalla portata dei più piccoli perché in un organismo giovane tali medicinali possono avere gravissimi effetti se non addirittura fatali.
Controindicazioni
Le principali controindicazioni all’utilizzo di integratori di ferro riguardano coloro che sono affetti da patologie del fegato, malattie gastrointestinali (ulcera gastrica, rettocolite ulcerosa, morbo di Crohn ecc.), problemi renali e malattie autoimmuni.