La graviola (anche corossole o guanàbana) è il frutto dell’Annona muricata, una pianta fruttifera sempreverde appartenente alla famiglia delle Annonacee; l’Annona muricata (spesso denominata con il nome del frutto) è una pianta originaria delle Antille; in seguito si è diffusa nell’America del Sud e in Asia meridionale.
La graviola è un frutto commestibile di notevoli dimensioni; può, infatti, arrivare a pesare circa 2,5 kg ed è largo circa 30 cm; ha una buccia sottile di colore verde piuttosto scuro caratterizzata dalla presenza di aculei morbidi; la polpa è di colore giallo ed è piuttosto morbida e succosa. Viene impiegato sia per il consumo fresco sia per la produzione di cocktail, frullati, gelatine, succhi, sorbetti ecc.
Le popolazioni indigene usano da tempo immemorabile la pianta (frutto, foglie, cortecce e radici) a scopi fitoterapici in quanto le sono attribuite diverse proprietà curative.
In tempi abbastanza recenti la graviola è salita agli onori delle cronache per le sue presunte virtù antitumorali e, come spesso accade in queste occasioni, sulla Rete sono migliaia le pagine che magnificano le virtù di questa pianta. In realtà, le cose stanno molto diversamente e la comunità scientifica è decisamente più scettica.
Prima di spiegare perché a questo frutto si attribuiscono proprietà antitumorali, ne descriviamo brevemente le caratteristiche principali.
Si tratta di un frutto relativamente calorico (66 kcal/100 g); i quantitativi di macronutrienti per 100 g di prodotto sono i seguenti: carboidrati (16,84 g), lipidi (0,3 g), proteine (1 g); il costituente principale è l’acqua (81,16 g). Si tratta quindi di un alimento prettamente glicidico; la maggior parte del contributo energetico (90,7%) deriva dai carboidrati; i grassi contribuiscono con il 3,8% e le proteine con il 5,5%. Non è presente colesterolo; discreto il contenuto di vitamina C (20,6 mg); sono presenti anche altre vitamine, ma i loro quantitativi sono trascurabili.
La graviola previene il cancro?
Ad alcune sostanze, dette acetogenine annonacee, contenute nelle diverse parti della graviola, sono state attribuite proprietà antivirali e anticancerogene.
Il consumo della graviola è particolarmente diffuso nelle foreste pluviali di Africa, America del Sud e Sudest asiatico; in queste zone, le varie parti della graviola sono utilizzate per preparare rimedi fitoterapici tradizionali per il trattamento di infezioni parassitarie, infezioni virali, artrite, depressione e reumatismi; peraltro, a fronte di lievi effetti positivi, va registrata la presenza di notevoli effetti collaterali.
Per quanto riguarda il cancro, le voci presunte proprietà antineoplastiche della graviola derivano dal fatto che una delle sostanze presenti nella pianta, la cis-annonacina, ha mostrato effetti citotossici nei confronti di alcune cellule che caratterizzano l’adenocarcinoma del colon; altri estratti della graviola, poi, hanno mostrato effetti citotossici nei confronti di cellule neoplastiche di vari tipi di tumore (colon, fegato, pancreas, polmone, prostata, seno ecc.).
Il problema fondamentale è che questi effetti sono stati osservati in vitro e, attualmente, non esistono studi in grado di confermare sull’uomo le proprietà anticancerogene dei principi attivi presenti nella graviola; sfortunatamente, gli effetti osservati in vitro sono bastati a scatenare il solito tam tam mediatico con il risultato di travisare osservazioni che hanno sì una qualche base scientifica, ma pur sempre a livello embrionale; del resto questo è quello che accade nella stragrande maggioranza dei casi di terapie alternative magnificate online o sulla carta stampata.
È importante capire che il fatto che alcuni estratti della graviola (ma questo vale in generale per qualsiasi sostanza) abbiano la capacità di uccidere alcune cellule tumorali coltivate in vitro, non significa che, automaticamente, ciò funzionerà su un organismo complesso com’è il corpo umano. Che certi risultati possano aprire la strada a ulteriori approfondimenti è un fatto in sé positivo, ma di più non si può e non è corretto dire.

La graviola è salita agli onori delle cronache per le sue presunte virtù antitumorali
Integratori di graviola – Controindicazioni ed effetti collaterali
La graviola viene commercializzata come integratore alimentare sotto forma di compresse; le confezioni presenti sul mercato raccomandano un’assunzione di tre o quattro compresse al giorno.
Sull’opportunità di ricorrere a integratori di graviola siamo decisamente scettici; vorremmo peraltro rimarcare il fatto che l’assunzione di graviola può presentare effetti collaterali non di poco conto, fra questi si ricordano effetti cardiodepressivi, ipotensivi e vasodilatatori. Assunzioni di alte dosi di estratti di graviola possono inoltre indurre nausea, vomito e disordini del movimento.
In Guadalupa, il consumo delle acetogenine annonacee è stato associato a danni di notevole importanza a carico del sistema nervoso con un incremento del rischio di contrarre una forma atipica del morbo di Parkinson.
Gli integratori di graviola, peraltro abbastanza costosi (30 euro circa ogni 500 g).
Per quanto riguarda le controindicazioni è opportuno ricordare che gli integratori di graviola non devono essere assolutamente assunti dalle donne in stato interessante e da quelle che allattano.
Ricordiamo infine che, nel caso si decida comunque di assumere integratori a base di graviola, è opportuno documentarsi sulle modalità d’uso e sulle eventuali interazioni farmacologiche di tale sostanza nel caso di concomitante assunzione di altri principi attivi, sia fitoterapici che farmaceutici.
Un ciclo di assunzione di graviola non deve essere superiore ai 30 giorni.