Esistono integratori miracolosi? La scontata risposta dovrebbe essere no. Se esistono integratori che qualcosa fanno (con controindicazioni ed effetti collaterali: non si dimentichi che un integratore che funziona sposta equilibri nel nostro corpo e quindi è, a tutti gli effetti, un farmaco!), molti altri hanno valenza solo “commerciale”. Importante capire alcuni concetti basilari.
1) La ricerca non è scienza!
Troppa gente confonde le due cose: è banale trovare una ricerca che dice che X fa bene e una che X non fa nulla (o addirittura fa male). Per approfondire leggete: La ricerca scientifica è affidabile?. Quindi:
- verificate quante ricerche sono state fatte sull’integratore. Per farlo, andate su PUBMED e cercate il nome dell’integratore voluto.
- Se ci sono centinaia di ricerche, leggete i sommari e cercate di capire se il prodotto fa qualcosa, qual è la percentuale delle ricerche che lo promuove. Se non supera il 70%, è lecito dubitare.
- Se ci sono meno di 50 ricerche, beh, vuol dire che l’integratore (che magari è sul mercato da anni) non ha dato frutti tali da attirare l’attenzione dei ricercatori.
I trucchi maggiormente usati nelle ricerche sono:
- trucco delle percentuali relative
- campioni limitati e non significativi (vedi Migliora la tua intelligenza)
- trucco del placebo.
2) Il prodotto è diverso da quanto dice la ricerca
Gli errori classici sono descritti nell’articolo Gli integratori: quando non funzionano.

Un integratore (come il riso rosso fermentato -nell’immagine- come anticolesterolo) che funziona è a tutti gli effetti un farmaco
3) Per gli integratori sportivi, il prodotto non è in grado di migliorare la prestazione a livello professionistico.
Questo punto è talmente fondamentale per tutti i prodotti che sono o possono essere usati da sportivi che verrà ripetuto al punto 9 delle FAQ. Mentre la prestazione di un amatore è ottimizzabile su diversi fronti (e quindi un miglioramento non è detto sia attribuibile a uno solo dei fattori su cui si può lavorare; per esempio, l’amatore fa il suo record non tanto per merito dell’integratore quanto per il fatto che in quel periodo si è allenato di più e meglio), quella di un professionista non lo è: se il prodotto funzionasse, assunto dai migliori al mondo, permetterebbe di sbriciolare i record mondiali. Se ciò non accade…
Dopo queste tre premesse, vediamo di rispondere ad alcune domande generali.
4) Perché molti mi dicono che X funziona?
La propagazione di risultati falsamente positivi è dovuta soprattutto a tre fenomeni:
- effetto risultato
- effetto tempo
- effetto coincidenza.
5) Perché i dati ottimistici non vengono smentiti?
C’è gente che lotta da anni contro il cancro: dovrebbe perdere tempo a smentire ricerche ufficiose che supportano promesse che una persona dotata di spirito critico rigetterebbe subito? Devono essere i promotori a far pubblicare le loro ricerche ottenendo una certa credibilità. Ricordo comunque che la pubblicazione è una condizione necessaria, ma non sufficiente per un risultato definitivo.
6) Come mai molti medici consigliano integratori “dubbi”?
Per chi ha troppo rispetto per lauree e titoli ciò è incomprensibile (o addirittura non si verifica). Invece, come in tutti le professioni, ci sono medici preparati e medici che non lo sono.
7) È possibile che un medico non sappia certe cose?
Non è che non le sa o non potrebbe saperle. È che non ha voglia di documentarsi e di venirne a conoscenza oppure ha interesse commerciale nella vicenda oppure semplicemente non vuole deludere il paziente che gli chiede il miracolo (e il medico si sente importante se prescrive qualcosa!). La vicenda di Montagnier è illuminante: un grande medico che ha preso a cuore la papaia come antiossidante (alcuni malignano dicendo che lo avrebbe fatto per interesse) e che è stato ridicolizzato dai suoi colleghi su giornali e in televisione.
8) Ma non esiste una legge che regola l’attività di un medico in questo senso e che gli proibisce di fare affermazioni di parte?
Le leggi esistono, ma impediscono (o meglio: tentano di impedire) che il medico faccia del male al proprio paziente. Se un medico prescrive una cura che non funziona, ma non nuoce, mica lo si può impiccare! Purtroppo nella medicina (anche convenzionale) oggi molte terapie sono ancora a livello di tentativo.
Poi parliamoci francamente. Se una persona crede a certe promesse, è giusto che il suo portafoglio subisca un salasso. Chissà che non le faccia bene!
9) Esiste un riscontro pratico all’efficacia di certi integratori?
Sì, esiste. Un integratore che viene venduto come la miglior strada per il benessere DEVE migliorare il nostro organismo, sia nel lungo sia nel breve periodo. E se migliora il nostro organismo migliora la prestazione fisica associata allo stato di benessere del nostro corpo. In individui non ottimizzati (cioè in persone che non fanno sport ai massimi livelli) è abbastanza facile migliorare la prestazione: non si può capire se la prestazione fisica è aumentata per merito dell’integratore o per merito di un migliore allenamento (in qualità o in quantità) o per merito di altre variabili (miglioramento dello stile di vita: spesso quando si decide di assumere un integratore miracoloso si è nel periodo in cui si migliorano contemporaneamente più aspetti della propria vita, per esempio si cura maggiormente l’alimentazione). Ma con sportivi al top (parliamo di sport ove la tecnica conta pochissimo, per esempio ciclismo, corsa, sci di fondo ecc.), dove l’allenamento è ottimale e lo stile di vita anche, non si può barare. Ebbene, se questi integratori funzionassero, questi atleti di valore mondiale li assumerebbero per guadagnare quel secondo che permetterebbe loro di guadagnare la vittoria in un’olimpiade. In realtà non accade. Quindi, i produttori di questi integratori, invece di produrre dubbia certificazione scientifica, che provino a far migliorare un atleta di vertice!
10) Ma alcuni campioni li usano…
Anche qui esistono diverse strategie di marketing:
- si diffondono elenchi e notizie in modo incontrollato; spesso privi di qualsiasi veridicità. Nel periodo in cui Giovanni Paolo II sembrava aver avuto un miglioramento nella sua patologia si diffusero le voci che “il papa faceva la zona” o che “il papa prendeva la papaia”.
- Si usa qualche sportivo di secondo piano (pagato come testimonial; i big costerebbero troppo!) sperando che basti a solleticare l’attenzione del cliente.
- Si usa il fatto che a un atleta di vertice può far comodo usare un mezzo lecito (integratore) per giustificare prestazioni ottenute con il doping. Se attribuisco al ginseng ciò che ho ottenuto con il nandrolone, ecco che mi salvo la faccia (finché non mi scoprono!).
Gli ultimi due punti sono rinforzati dal fatto che, se un integratore funzionasse, non sarebbe solo UN atleta a usarlo, ma lo userebbero TUTTI, per semplice spirito di emulazione e per non rimanere penalizzati.