Il Gerovital (anche Gerovital H3) è un prodotto ideato (o se si vuole, “scoperto”) nel 1954 dalla dottoressa rumena Ana Aslan (1897-1988), l’allora direttrice dell’Istituto Geriatrico di Bucarest; nel 1956, la Aslan pubblicò sulla rivista Therapiewoche un articolo nel quale definiva il Gerovital come un “nuovo metodo per la profilassi e il trattamento dell’invecchiamento, con effetti di novocaina eutrofici e rigeneranti“.
Fra le varie indicazioni del Gerovital, oltre a quelle ricordate poco sopra, si ricordano la stanchezza fisica e quella mentale, la distonia neurovegetativa, la depressione lieve, l’artrosi, la lombosciatalgia, le nevriti, l’invecchiamento vascolare, l’apatia sessuale ecc.
La “scoperta” fece moltissimo clamore tant’è che il regime rumeno dell’epoca aveva fatto allestire un villaggio e una clinica “anti-invecchiamento” appositamente ideati per accogliere gli stranieri.
Il Gerovital, nel corso del tempo, ha avuto molti appellativi eclatanti fra i quali va ricordato senz’altro quello di “fonte della giovinezza”.
Con il tempo l’euforia per il Gerovital è andata scemando, ma non si è ancora spenta del tutto; anzi, recentemente il “farmaco” anti-invecchiamento sembra rivivere una seconda giovinezza (ci venga perdonata la battuta…); è sufficiente fare qualche ricerca in Rete per vedere che l’interesse per il Gerovital è decisamente rifiorito.
Le nostre considerazioni sul Gerovital le facciamo nel paragrafo successivo; qui ci limitiamo a ricordare che sono ormai più di 30 anni che la il fatto che la US Food and Drug Administration (FDA) ha vietato la commercializzazione di tale sostanza.
E non c’è da stupirsi, visto che non esiste uno straccio di prova, nonostante gli studi effettuati siano veramente numerosi, che il Gerovital possa curare il deterioramento cognitivo o la demenza né tantomeno favorire il ringiovanimento dell’organismo.
Gerovital: controindicazioni
Il gerovital è controindicato in caso di:
- allergia a uno dei componenti,
- malattie acute o croniche scompensate.
- terapia con sulfamidici.

Ana Aslan (1897-1988), ideatrice del Gerovital (fonte immagine: commons.wikimedia.org)
Gerovital: l’opinione del direttore R. Albanesi
Erano gli anni ’70 del secolo scorso quando da ragazzo sentii parlare per la prima volta del Gerovital. Non mi interessavo ancora di alimentazione o di teoria dell’invecchiamento, ma l’enfasi della notizia mi fece sorridere fin da allora.
Secondo la Aslan non solo era un prodotto che rallenta l’invecchiamento, ma addirittura fa ringiovanire.
Il grande merito della Aslan fu senza dubbio quello di aver capito che la qualità della vita nel mondo occidentale stava nettamente migliorando e fosse “indispensabile” proporre qualcosa per illudere la gente che si potesse allungare la vita facilmente, grazie a un farmaco. In tal modo riuscì ad attrarre anche personaggi importanti e a farsi un nome.
La cosa incredibile è che ancora oggi, trascorsi circa 30 anni dalla morte della Aslan, c’è chi propone il farmaco dagli effetti miracolosi.
Basterebbero due considerazioni logiche per smontare l’alone di magia che tuttora circonda il Gerovital.
- È mancato l’effetto del passaparola. Quando si analizza una sostanza o un farmaco miracolosi che sono stati proposti da più di 5 anni ci si deve chiedere come mai, se fosse veramente così efficace, il passaparola non lo abbia portato nella vita di tutte le persone. Pensiamo ai cellulari e alle facilitazioni che hanno apportato. Nonostante i timori per la salute, poiché mantenevano ciò che promettevano (una facile comunicazione) in poco tempo hanno spopolato. Nel campo medico pensiamo al successo degli antibiotici nelle patologie batteriche, talmente riconosciuto e rapido che oggi a volte si esagera persino nel loro impiego. Se un farmaco antinvecchiamento funzionasse veramente, dopo 5-10 anni non sarebbe usato da tutti?
- È mancato l’effetto testimonial. Chi osserva una foto dell’Aslan in attività (morta a 90 anni nel 1988, un’età comune anche per una donna non gerovitalizzata) può dire tutto tranne che abbia un aspetto decisamente giovanile.
Ma veniamo alla spiegazione scientifica. La cosa assurda è che il Gerovital sarebbe a base di cloridrato di procaina con altre sostanze sconosciute. Cos’è la procaina? Detta anche novocaina, è un anestetico, un alcaloide, derivato sintetico della cocaina (infatti come questa ha un’azione paralizzante sulle strutture nervose sensitive periferiche).
A differenza della cocaina, la procaina non produce tossicodipendenza e ha una tossicità minore perché solo una piccola parte viene degradata a livello del fegato.
Un anestetico! Capito perché era in grado di sedare gli acciacchi della vecchiaia e di illudere gli arzilli vecchietti di essere tornati giovani ventenni?