Saper leggere l’etichetta del tonno in scatola è fondamentale per capire quale sia il migliore fra quelli offerti dai supermercati e quindi scegliere al meglio.
Il tonno in scatola è uno degli alimenti maggiormente consumati grazie al suo gusto appetitoso, alla sua comodità di utilizzo e alla sua versatilità in cucina (può essere usato in un’insalatona, ma anche per preparare un piatto di pasta con pomodoro e olive).
L’etichettatura del tonno in scatola si rifà a quella generale per i prodotti alimentari, descritta specificamente nell’articolo Etichettatura alimentare. Per i dettagli sulle tipologie di tonno (mediterraneo, pinna gialla, obeso ecc.) si può consultare l’articolo Tonno, mentre per i dettagli sulle sue caratteristiche nutrizionali si rimanda all’articolo Tonno in scatola).
Di seguito si riportano invece gli elementi dell’etichetta ai quali porre attenzione per fare la scelta migliore.
Etichette del tonno – Informazioni obbligatorie
Denominazione di vendita – È fondamentale conoscere la differenza fra le denominazioni “tonno al naturale” e “tonno sott’olio”. La carne usata per la produzione del tonno in scatola è infatti caratterizzata da un’elevata presenza di proteine e da una bassissima quantità di grassi; quest’ultima rimane tale nelle preparazioni “al naturale” (il liquido di governo è l’acqua e tali preparazioni sono ipocaloriche). Nelle preparazioni sott’olio, invece, il quantitativo di grassi si alza enormemente: una lattina di tonno sott’olio ha in media le stesse calorie di tre lattine di tonno al naturale.
Lista degli ingredienti – In tale lista sulle etichette del tonno è di solito indicata la tipologia di olio impiegata. L’olio extravergine di oliva è ovviamente preferibile al semplice olio di oliva, la cui qualità è nettamente inferiore. Allo stesso modo, non sono da considerarsi particolarmente interessanti i prodotti conservati con oli di semi, la cui qualità è spesso scadente. Se non è indicata la tipologia di olio, il prodotto è da considerarsi come non di elevato pregio. Non è infine giustificata la presenza di additivi e pertanto le diciture “glutammato” (E621) o “esaltatori di sapidità” nella lista degli ingredienti rivelano che abbiamo a che fare con un prodotto scadente.
Quantità di prodotto – Un’altra importante informazione in etichetta è quella che indica la quantità totale di prodotto. Occorre fare attenzione non tanto alla dicitura relativa alla quantità totale, bensì a quella riferita al “prodotto sgocciolato”, che indica la quantità effettiva di carne di tonno. Si può scoprire, in alcuni casi, che il tonno rappresenta solo il 65% della quantità complessiva.

La varietà di tonno più utilizzata per l’inscatolamento è il Thunnus albacares (tonno pinna gialla)
Informazioni non obbligatorie
Razza di tonno – Fra le diciture che purtroppo non compaiono spesso in etichetta vi è quella relativa alla tipologia di tonno usato, in quanto non obbligatoria. Come spiegato in uno degli articoli ricordati precedentemente, esistono diverse razze di tonno. Il più pregiato è il tonno mediterraneo (Thunnus thynnus), detto anche “pinna blu”, “bluefin” o tonno rosso, che però difficilmente è impiegato per la preparazione del tonno in scatola. In genere è infatti usato il tonno pinna gialla (Thunnus albacares), che è comunque valido. Esistono tuttavia anche altre tipologie di tonno, meno pregiate, quali lo “skipjack” (Katsuwonus pelamis) e il tonno obeso (Thunnus obesus). In linea di massima, è un buon segno che il produttore indichi questa informazione nell’etichetta del suo prodotto mentre, se tale dato non è presente, è ovviamente impossibile sapere quale tipologia di tonno è stata impiegata.
Luogo di provenienza – Fra le altre informazioni purtroppo non obbligatorie vi è l’indicazione relativa alla provenienza del tonno, ovvero in quali acque esso è stato pescato. La normativa impone infatti di indicare in etichetta soltanto il luogo di inscatolamento, ma non la zona in cui è stata effettuata la pesca. Anche in questo caso la presenza dell’indicazione rappresenta un plus circa la trasparenza del produttore.
Modalità di cattura – Tradizionalmente i tonni del Mediterraneo erano pescati nelle “tonnare”, specifici avamposti (esistono ancora i pittoreschi stabili, per esempio in Sicilia; nota è la bellissima Tonnara di Scopello) da cui si partiva per pescare i tonni attraverso un complesso sistema di reti e braccianti. Tuttavia, questo processo umanamente molto gravoso (si consideri che i tonni del Mediterraneo possono superare i 500 kg) è oramai in disuso. Attualmente è invece per lo più impiegata la pesca con sistema “purse seine”, un sistema di reti circolari (chiamate appunto “seine”) che vengono srotolate attorno a un branco di pesci in superficie e poi chiuse dal basso, tramite un sistema di corde e anelli che serrano la parte inferiore (come il cordoncino di una borsa, da cui deriva il termine “purse”, che in inglese significa appunto “borsa”), permettendo la cattura dei pesci. Tale metodo di pesca è da alcuni discusso perché avrebbe lo svantaggio di creare problemi ecologici a causa della cattura di esemplari ancora molto giovani o perché coinvolge altri pesci e animali marini che finiscono comunque nelle reti. Per queste ragioni, alcuni produttori che non usano questo sistema indicano in etichetta il fatto che il tonno da loro commercializzato è stato “pescato con la pesca a canna” (metodo “pole and line”). In tal caso potrà essere presente un bollino bianco e azzurro, sponsorizzato da Legambiente, che rappresenta un uomo che pesca con una canna e la dicitura “pescato individualmente con pesca a canna”. Ovviamente non è questa la sede per approfondire il discorso, ma, per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, è lecito domandarsi se tale metodo di pesca sarebbe sufficiente a garantire una quantità di prodotto tale da poter soddisfare le richieste del mercato.