Le etichette del latte contengono poche ma importanti informazioni. Il latte è un alimento molto interessante consumato abitualmente da milioni di italiani. Ma siamo sicuri di saper leggere la sua etichetta? Sappiamo cosa significano i termini microfiltrato e UHT?
Leggere l’etichetta del latte non è difficile e basterà consultare questo articolo per imparare a conoscere le informazioni principali.
L’etichetta del latte si attiene alla normativa europea che regolamenta in generale le informazioni che devono essere presenti in etichetta. Tale normativa è descritta dettagliatamente nell’apposito articolo Etichettatura alimentare.
In questo articolo saranno invece specificati i significati di specifici termini o diciture presenti sull’etichetta del latte, nonché le recenti novità che hanno reso obbligatorio indicare in etichetta anche l’origine del prodotto.
Riassumendo, oltre alle informazioni relative a nome e indirizzo del produttore, quantità netta (per esempio, 1 l), numero di lotto e dichiarazione nutrizionale, sulle etichette del latte è particolarmente importante fare attenzione alla denominazione di vendita, alle indicazioni relative alla tipologia di trattamento tecnologico subito dal prodotto, alla data di scadenza e alla sua origine. Questi ultimi aspetti sono di seguito descritti.
Etichette del latte: informazioni
Denominazione di vendita – La denominazione di vendita del prodotto è la prima informazione visibile sull’etichetta del latte, e indica se il latte è intero, parzialmente scremato o scremato. La differenza è legata al quantitativo di grassi che sono stati rimossi. Il latte intero, come suggerisce la denominazione, è un latte a cui non è stata sottratta nessuna quota lipidica e contiene circa 3,5 g di grassi ogni 100. Nel latte parzialmente scremato è stata tolta circa la metà della quota di grassi (i lipidi del latte sono anche denominati crema di latte o panna, per questo motivo il latte è definito “scremato”), ovvero circa 1,5/1,8 g ogni 100. Infine, il latte scremato è quasi privo di grassi e ne contiene circa 0,3 g ogni 100. Questo, tuttavia, non significa necessariamente che sia sempre preferibile il consumo di latte scremato; infatti, il latte intero, a discapito di un maggior quantitativo di grassi e calorie, risulta più saziante e ricco di nutrienti.
Trattamento tecnologico – Il latte è anche venduto crudo, ma non sarebbe comunque direttamente consumabile e andrebbe bollito primo di utilizzarlo (come del resto è chiaramente riportato sulle confezioni o nei distributori di latte crudo). Questo perché tale prodotto è facilmente attaccato dai microrganismi e, pertanto, non si conserva a lungo e può causare patologie. Il latte è quindi sottoposto a processi tecnologici di sanificazione che lo rendono più sicuro e conservabile. Fra essi vi sono principalmente la pastorizzazione (la denominazione sull’etichetta sarà quindi “latte pastorizzato”) e la sterilizzazione UHT.
Latte pastorizzato – La pastorizzazione è il processo termico meno aggressivo e risulta essere il compromesso migliore fra sicurezza del latte e conservazione dei nutrienti. Il latte pastorizzato può poi essere ulteriormente distinto fra “latte fresco pastorizzato” e “latte fresco pastorizzato Alta Qualità”, diciture che indicano latti aventi parametri qualitativi migliori (ma che si conservano meno a lungo). Per approfondimenti si veda lo specifico articolo Latte.
Latte UHT – Il trattamento UHT, che sta per “Ultra High Temperature”, ovvero “temperatura ultra elevata” è più aggressivo della pastorizzazione (di fatto è una particolare tecnica di sterilizzazione), ma consente una maggiore conservabilità.
Sterilizzazione – Infine, è possibile anche trovare latti sottoposti al trattamento di sterilizzazione vero e proprio, che è il processo più drastico, con conseguente diminuzione delle proprietà nutrizionali dell’alimento. Per questo motivo è un prodotto commerciale molto meno diffuso.
Microfiltrato – La denominazione “latte microfiltrato” fa riferimento a una particolare tipologia di processo in cui il latte è filtrato attraverso membrane particolari, aventi pori minuscoli (nell’ordine di grandezza dei millesimi di millimetro). Tali pori ritengono una certa percentuale di microrganismi, consentendo un successivo trattamento di pastorizzazione meno aggressivo.
Scadenza e modalità di conservazione – Il latte fresco pastorizzato dura da pochi giorni fino a circa due settimane e deve essere conservato in frigorifero, il latte UHT dura almeno tre mesi e può essere conservato a temperatura ambiente, in un luogo fresco e asciutto. Il latte sterilizzato dura almeno sei mesi.
Origine – A tutela del “made in Italy”, dal 2017 è stata introdotta in Italia una normativa che richiede di indicare obbligatoriamente in etichetta l’origine del latte venduto tal quale e di quello impiegato nella realizzazione dei prodotti lattiero-caseari.
La nuova normativa prevede l’obbligo di indicare sull’etichetta di latte e prodotti derivati:
- Il Paese di mungitura.
- Il Paese di condizionamento, ovvero dove il latte è stato sottoposto a processi tecnologici.
- Il Paese di trasformazione, ovvero il Paese dove il latte è stato impiegato per realizzare specifici prodotti come, per esempio, il formaggio.
Se tutti i processi sono stati effettivamente compiuti nello stesso Paese allora è possibile semplificare la procedura e indicare sull’etichetta del latte solamente la dicitura “origine” seguita dal nome del Paese. Viceversa, se il prodotto ha attraversato diversi Paesi si deve fare riferimento a questa caratteristica con le diciture “miscela di latte di Paesi UE”, “latte condizionato in Paesi UE” oppure “latte trasformato in Paesi UE”. Infine, se la provenienza è esterna all’Unione Europea, allora sarà riportata la dicitura “Paesi non EU”.

Le proteine contenute nel latte, la caseina (80%) e la lattoalbumina (20% insieme alla lattoglobulina), sono ad alto valore biologico