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Non riesco a stare a dieta

Non riesco a stare a dieta! Quante volte abbiamo sentito questa o frasi del genere? Sicuramente molto spesso e in questo articolo vogliamo appunto affrontare i problemi che in genere fanno fallire le diete.

Contrariamente a quanto si potrebbe superficialmente pensare, riuscire a stare a dieta non è solo una questione di forza di volontà (il primo punto dei paragrafi successivi); sono diversi, infatti, i fattori che sono alla base del fallimento di un regime alimentare ipocalorico.

Occorre una sufficiente forza di volontà

Leggete l’articolo sulla forza di volontà anevrotica. Chi non possiede sufficiente forza di volontà difficilmente riesce a stare a dieta per un tempo sufficientemente lungo, anzi la capacità di sottostare a un regime ipocalorico è proprio un indice di forza di volontà e di controllo del proprio fisico. In genere, hanno questo problema tutti quelli che vorrebbero dimagrire utilizzando pillole “magiche”, pozioni, tisane o altro, senza fare nessuna fatica. Un po’ come quelli che vogliono rimanere in forma senza fare esercizio fisico e senza sudare.

Il consiglio che si può dare a queste persone è quello di fare una profonda riflessione sulla propria vita e capire che, se non si sviluppa la propria forza di volontà, difficilmente (a meno che la fortuna non ci ponga in circostanze estremamente favorevoli) si riuscirà a essere veramente felici e che la colpa che spesso diamo al mondo in realtà è nostra e della nostra fragilità.

La dieta non è una punizione

Il primo punto è meno importante di quanto si possa pensare. Infatti, chi ha una scarsa forza di volontà in genere “vuole mettersi a dieta” (un po’ come quelli che “vorrebbero” smettere di fumare), ma non intraprende nessuna iniziativa concreta e duratura. Chi decide di dimagire e riesce a stare a dieta per qualche settimana probabilmente ha la forza di volontà sufficiente per vincere la battaglia: ciò che manca sono motivazioni solide. Perso qualche chilo, si ritorna al regime alimentare di prima, vanificando gli sforzi fatti. L’analogia è con chi fatica in palestra o correndo per le strade di campagna, ma in fondo odia quello sforzo e, se potesse, ne farebbe volentieri a meno.

Il consiglio è di non vedere la dieta come una punizione, ma come fondamentale tassello di un buon stile di vita che ci farà vivere più a lungo (nessun centenario è sovrappeso!) e soprattutto molto meglio.

Non iniziate quindi una dieta se non volete cambiare vita: seguire un preciso regime alimentare vuol dire dare importanza alla propria salute ed è un compito che può gratificare solo se lo si vive come una specie di missione. Ricordatevi che questa missione non contempla solo l’alimentazione, ma anche l’esercizio fisico. Se vi pesa fare un minimo di sport o trovate mille scuse (il classico “Non ho tempo, purtroppo!”) non avete ancora la mentalità per pensare seriamente alla vostra salute.

Il cibo deve essere una gioia

Il cibo deve essere un piacere, una gioia, quindi quando ci si siede a tavola si deve aver fame e quando la si lascia non bisogna essere del tutto sazi (la pienezza è comunque una sensazione spiacevole). Solo così si apprezza davvero il cibo.

non riesco a stare a dieta

Il cibo deve essere un piacere, una gioia, quindi quando ci si siede a tavola si deve aver fame e quando la si lascia non bisogna essere del tutto sazi

Sorprendentemente ho scoperto che molte delle persone sovrappeso non riescono ad apprezzare un buon pranzo e dopo poche portate sono già sazie. La spiegazione è semplice: mangiando sempre e male non apprezzano più il cibo, fonte sovente di guai digestivi. Chi invece sa seguire un piano alimentare, quando sa che mangerà di più, si trattiene nei pasti precedenti e riesce ad apprezzare fino in fondo ciò che gli viene offerto.

Il consiglio è di considerarsi stupidi ogni volta che, per aver mangiato troppo, non si sta bene, non si ha fame e non si riesce ad apprezzare ciò che di buono ci viene offerto.

L’unico punto di incontro non può essere la tavola

Purtroppo la tavola è spesso utilizzata per smussare l’incomunicabilità. Colazioni di lavoro, cene fra amici ecc. Il cibo diventa un mezzo per stare insieme; ovvio che se si esagera non si riuscirà a seguire nessun piano alimentare. Anche abbuffarsi una sola volta alla settimana può essere la causa del fallimento di una dieta: 2.800 calorie in eccesso (ed è facilissimo arrivarci) sono 400 calorie in più al giorno. A questo punto è perfettamente inutile mettersi a dieta. Il consiglio è semplice: evitare o comunque non abusare. Sul lavoro si deve valutare la reale necessità di un pasto completo e preferire (anche per aumentare la produttività!) spuntini veloci; con gli amici capire che la vera amicizia non si basa sulle calorie: se l’unico punto di incontro è la tavola, beh, allora si deve meditare…

Cibi buoni e cattivi

Se si sono superati tutti gli scogli precedenti, è difficile che una dieta crolli. L’ultima mina è quella dei cibi falsamente buoni, cioè quei cibi che fanno crollare ogni piano dietetico perché assunti in quantità eccessiva nella convinzione che non possano danneggiare. La convinzione nasce o da una scarsa cultura alimentare o dalla sottomissione a un cibo particolare. Questa sottomissione è in genere misconosciuta dal soggetto che tende a trovare ogni ragione per difendere il proprio alimento preferito. Può essere il caso dei dolci, del cioccolato o di alcune bevande come i succhi di frutta (d’estate) o del vino (mezzo litro di vino al giorno non conteggiato fa saltare ogni dieta).

Il consiglio è di analizzare dall’esterno, con l’aiuto cioè di una persona imparziale, la settimana tipo e individuare ciò che deve essere eliminato.

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