La definizione di un indice alcolico è fondamentale per gestire correttamente le bevande alcoliche. Dopo aver letto l’articolo sul vino, molti visitatori ci scrivono chiedendoci quale sia la quota tollerabile di birra, di un superalcolico, di aperitivi, digestivi ecc. E se nella giornata si bevono diversi tipi di liquori?
Per rispondere alla domanda occorre capire che, a prescindere da piccole differenze, quasi sempre ininfluenti, ciò che conta è la quantità di alcol introdotto nell’organismo. È questa quota che determina la presenza e la gravità o no dei danni epatici. Quindi può essere che bere un superalcolico alla sera sia meno grave di bere vino ai pasti.
Per dare un’indicazione generale, traduciamo in numeri la definizione di alcolista (chi assume 1,2 l di vino al giorno) per tutti coloro che assumono durante la giornata diversi tipi di liquori.
Un’assunzione alcolica può essere valutata dal suo contributo alcolico, definito così:
contributo alcolico = quantità (in l) x gradazione (in %).
Esempio: un bicchiere di vino a 12 gradi da 200 cc ha un contributo alcolico di 2,4 (0,2×12).
Sommando i vari contributi si ottiene l’indice alcolico del soggetto.
Si definisce alcolista chi ha un indice alcolico superiore o pari a 15 (1,2 l di vino a gradazione media 12,5 gradi al giorno).
Analogamente alla definizione di alcolista, tramutiamo in indice alcolico il livello di sicurezza (240 cc di vino al giorno).
Un’assunzione salutista di alcol ha al massimo un indice alcolico di 3.
Esempio 1
- ore 8: caffè corretto al cognac (20 cc) – contributo 0,9
- ore 10: grappa con caffè (70 cc) – contributo 3,1
- ore 12: aperitivo alcolico (60 cc) – contributo 0,9
- ore 12.30: pranzo con 500 cc di vino a 11 gradi – contributo 5,5
- ore 13: caffè corretto al cognac (20 cc) – contributo 0,9
- ore 17: bianchino (120 cc) – contributo 1,2
- ore 19.30: pranzo con 500 cc di vino a 11 gradi – contributo 5,5
- ore 20: caffè corretto al cognac (20 cc) – contributo 0,9
- ore 21.30: whisky (100 cc circa) – contributo 4,1
Indice alcolico: 23. Il soggetto è alcolista.
Esempio 2
- ore 13: pranzo con 500 cc di birra (3 gradi) – contributo 1,5
- ore 20: cena con 500 cc di birra (3 gradi) – contributo 1,5
- ore 21: whisky (100 cc circa) – contributo 4,1
Indice alcolico: 7,1. Il soggetto non è alcolista, ma non è certamente salutista. Si noti come l’evitare il superalcolico alla sera riporti l’indice alcolico entro la soglia di normalità (3).

La percentuale dei consumatori giornalieri di bevande alcoliche è pari al 20,2%
COMMENTI E MAIL
Il sabato del passaggio (all’aldilà…)
Diverse mail hanno come argomento la mattanza del sabato sera. Molti suggeriscono soluzioni, altri condannano questo o quello. Nel caso di problemi che non hanno una soluzione chiara e immediata, preferisco vedere il problema nel medio-breve periodo, dopo aver esposto i fattori che più vi concorrono.
Nel breve periodo è meglio lasciare le soluzioni a politici, legislatori, addetti ai lavori, a tutti coloro cioè che sanno, nel bene e nel male, mediare tutti gli interessi in gioco. Fare discorsi ideali nel breve periodo rischia di essere utopistico.
Sicuramente alla base delle stragi del sabato sera c’è un degrado esistenziale di una parte della popolazione. Degrado che c’è sempre stato (se non si comprende questo si sarà portati a dare la colpa ai tempi che sono cambiati, alla gente che è peggiorata ecc. con un giudizio rivelatore di una personalità tipicamente da vecchio) e che oggi si manifesta sulle strade semplicemente perché sono cambiate le condizioni al contorno.
Proviamo ad analizzare la situazione 50 anni fa. Gli ubriachi, gli alcolizzati c’erano comunque e non penso francamente in percentuale minore di ora: ci si ubriacava nelle osterie, nelle proprie case, alla festa del paese. Ma non c’erano tre condizioni:
- una vita più facile – non a caso le stragi sono nel week-end. Una volta si lavorava duramente anche al sabato (e spesso alla domenica) e gli occhi si chiudevano già alle undici se al sabato avevi lavorato nei campi fino al tramonto.
- Divertimenti tecnologici – consentono un allungamento dei tempi di permanenza nei luoghi di divertimento perché non si è limitati dal fattore uomo: si può ascoltare musica fino all’alba mentre un concerto dal vivo (tipo serata danzante) spesso non durava che un paio d’ore.
- Il mezzo automobile – alla base del problema, una volta per i giovani era un lusso e sicuramente non aveva le prestazioni di oggi.
Si deve notare che gli addetti ai lavori, non avendo spazio di manovra sul primo punto (per esempio: lavori forzati per chi guida ubriaco), cercano soluzioni negli altri due (chiusura anticipata delle discoteche, limitazione della velocità e controlli ecc.). Molti poi chiedono una drastica politica antialcol. Nonostante il sito sia sempre stato nettamente a favore di una moderazione nell’uso di alcolici, ritenere l’alcol l’unico responsabile del problema è molto riduttivo. Il flusso logico non è
alcol-> stragi
bensì
spacciati-> alcol-> stragi
Quindi si deve abbassare nella popolazione la percentuale di spacciati ed emarginarli, impedendo che la mattanza diventi una regola sociale. Un compito veramente arduo.
Purtroppo non si vuole capire che non è affatto normale che un giovane il sabato sera si diverta fino all’alba; che poi si ubriachi è ininfluente. Resta un potenziale killer dell’autostrada. Non ha mai bevuto? Bene, quella sera la ragazza lo pianta, lui annega fino all’alba il dispiacere nell’alcol e poi fa strike di anziani che andavano a messa alle prime luci del giorno in uno sconosciuto paesino, lontano magari un centinaio di km da dove vive.
Abbiamo già affrontato il problema della discoteca perorando la tesi che
considerare la discoteca come il massimo dei divertimenti è la prova dell’immaturità del giovane.
Quindi il vero problema è che nessuno ha il coraggio di ammettere che la grande fascia di giovani che tira tardi fino all’alba, ubriachi o no, rappresenta la fascia degli spacciati di domani.
Non si ha il coraggio di dirlo perché molti (genitori) di chi lo dovrebbe dire spacciati già lo sono (e da giovani si comportavano come i nottambuli), perché (politici) ci sono in ballo interessi enormi (sulla pelle dei giovani), perché (politici) si perderebbe il consenso di ampie fasce della popolazione, perché (legislatori) si toccherebbe la privacy (leggasi scelte assurde) del soggetto.
Nessuno che abbia il coraggio di chiedere a questi giovani: ma perché vai in discoteca?
Per trovare un ragazzo/ragazza? Sei ben ridotto male, se per vincere le tue inibizioni hai bisogno di musica a tutto volume, di alcol o peggio!
Per sballare? Se per te è il massimo, okay. Ma se vivi solo al sabato sera e gli altri giorni della settimana sopravvivi, allora la tua vita è un po’ penosa, non trovi?
Forse qualche giovane che si è schiantato con la sua auto non era proprio ubriaco, ma aveva compreso la sua condizione…

Nel 2019 sono stati 172.183 gli incidenti stradali con lesioni a persone in Italia
Le calorie degli alcolici
Ti volevo correggere su un punto: nella parte dedicata all’alcol ( questo è un errore che fanno tutti quanti però) metti a confronto le calorie del vino con quelle dei distillati. Noi sappiamo però che il peso specifico dei prodotti alcolici è differente a seconda della gradazione. ES: 1 kg di alcol a 96,2 gradi corrisponde a 1,24 l (ottenuto moltiplicandolo per il coefficiente dedicato che è 1,242). Il litro in questione viene detto idrato perché comprensivo di acqua, detto litro moltiplicato per 96,2 (il grado) dà il litro anidro che è il corrispettivo di alcol presente nel kg.
Ora nei distillati succede la stessa cosa per cui io dovrei sapere prima il peso di quel liquido poi il coefficiente corrispondente a quella gradazione e infine il grado. Solo così posso sapere quanti grammi di alcol ci sono in quel liquido e poi moltiplicarlo per le 7 calorie. Nel vino il peso specifico è uguale a uno e quindi 1 l=1 kg. Ma l’errore che c’è pure nei libri è che ignorano che il peso specifico dell’alcol non è uno e quindi le calorie del limoncello non sono quelle riportate.
I tuoi ragionamenti sono corretti (anche se un po’ artificiosi: non è necessario conoscere né il peso, né il coefficiente, basta conoscere la gradazione alcolica del liquore, come vedrai nei conti sottoriportati), ma non ho trovato la parte in cui metto a confronto le calorie del vino con quelle dei distillati. Nell’articolo sull’indice alcolico io ragiono in volume e considero solo il contenuto alcolico, non le calorie. Un liquore è costituito da: alcol, acqua e altre sostanze (non solo zucchero, si pensi per esempio ai digestivi). Il suo peso specifico dipende quindi dalla composizione. Un litro di alcol pesa (a 26 °C, dipende anche dalla temperatura!) 0,79 kg. Quindi, limitandosi ad alcol e acqua, un litro di soluzione idroalcolica può variare da 0,79 (tutto alcol) a 1 kg (tutta acqua). Non è pertanto corretta nemmeno la tua affermazione che 1 l di vino pesa un kg; è molto vicino a un kg perché la gradazione del vino è bassa; in realtà pesa qualcosa meno. Supponiamo un liquore sui 30 gradi in volume. Un litro di tale liquore pesa 937 g. Ci sono 237 g di alcol (il 30% in volume pari a 0,3*790 g, il peso di un litro di alcol) e 700 di acqua. Abbiamo 1659 calorie che divise per 937 danno 177 kcal/100 g. Se si facesse un banale calcolo (30×7) si avrebbero 210 kcal (un errore del 15% in percentuale e di 33 kcal in assoluto).
Se si rifanno i conti con un liquore sui 10 gradi si trovano 55 kcal/100 contro 70 (un errore del 21% in percentuale e di 15 kcal in assoluto). L’errore in percentuale è tanto più grande quanto più bassa è la gradazione, mentre quello assoluto è ovviamente maggiore al crescere della gradazione. In realtà quando si danno le calorie degli alcolici non si esegue un calcolo a partire dal loro contenuto alcolico perché in genere si devono conteggiare anche le calorie derivanti da altre fonti (gli zuccheri); per cui si usa sempre il metodo della bomba calorimetrica, come per tutti gli alimenti, un metodo sperimentale che prescinde da calcoli teorici.
Infatti ogni calcolo teorico è impossibile per almeno tre ragioni:
a) le calorie per i macronutrienti (7 per l’alcol, ma anche 4 per proteine e carboidrati, 9 per grassi) sono delle approssimazioni. Il valore energetico di 1 g di grasso proveniente da carne di maiale è 9,5 kcal, da 1 g di latte vaccino è 9,25 kcal, da 1 g di grassi vegetali è 9,3 kcal mentre quello di 1 g di burro è 9,27 kcal. Ora approssimare a 9 kcal (approssimazione di Atwater, che la introdusse oltre un secolo fa) può comportare un errore dal 4 al 6%, ma è l’unico modo ragionevole di fare calcoli velocemente. Per i carboidrati la situazione è ancora peggiore perché 1 g di glucosio libera 3,74 kcal mentre 1 g di amido 4,2. Approssimare a 4 significa un errore per eccesso del 6,5 % (glucosio) o per difetto del 5% (amido): una differenza fra un caso e l’altro di oltre il 10%! Per le proteine infine il valore di combustione sarebbe di 5,65 kcal/100 g. Perché allora considerare l’approssimazione a 4? Perché mentre il valore di digeribilità medio dei carboidrati è del 97%, quello dei lipidi del 95%, quello delle proteine scende al 92%. Questa è però una media perché varia fra il 78% dei legumi e il 97% della carne. Inoltre, poiché il nostro organismo non è in grado di ossidare la parte azotata della molecola proteica (come invece accade durante la combustione nella bomba calorimetrica, lo strumento usato per misurare l’energia liberata dai cibi), il valore calorico netto delle proteine scende da 5,65 a 4,6 e l’approssimazione di Atwater risulta sensata (anche qui un errore di circa il 5%). Come si vede appare del tutto ottimistico il tentativo di tutti coloro (zonisti e altri ortoressici) che pretendono di calcolare esattamente le ripartizioni a ogni singolo pasto!
b) Un certo liquore ha una gradazione alcolica che non è fissa. Per esempio un limoncello può variare da 28 a 34 gradi. Ovvio che sotto la voce limoncello si indica una media e avrebbe poco senso fare un discorso precisissimo quando poi si dovrebbero specificare anche le calorie in funzione della gradazione.
c) Nel calcolo delle calorie per molti liquori è importantissima la parte glicidica, cioè gli zuccheri.