La dieta SmartFood è un progetto di ricerca in Scienza della Nutrizione e Comunicazione promosso dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
Prima di analizzare le linee guida della dieta SmartFood occorre rilevare che è pesantemente condizionato dal tipo di malattie che vuole sconfiggere. Sicuramente la prevenzione dei tumori è importante, ma anche la qualità della vita lo è e sinceramente non so quanti sarebbero interessati alla sicurezza di evitare i tumori se dovessero per esempio stare in piedi fermi davanti a un muro per tre ore al giorno.
L’esempio mostra chiaramente che anche per l’alimentazione vale il rasoio di Occam (A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire; un’indicazione che ogni scienziato dovrebbe conoscere): non una serie di consigli piuttosto complicati da mettere in pratica, ma la banale constatazione che
in un corpo forte il solo vincolo del sovrappeso limita praticamente ogni posizione salutisticamente errata.
Non a caso fa parte della prima regola della mia dieta italiana.
Invece molti scienziati danno per scontato che:
- il sovrappeso sia inevitabile;
- la gente faccia poca attività fisica;
- sia difficile formare una vera educazione alimentare nei cittadini
e snaturano ogni discorso scientificamente valido per ergersi a paladini di una politica sociale. Questo compito, se fatto da un politico, può essere accettabile, ma da un ricercatore non lo è.
Come vedremo, le regole della dieta SmartFood non sono da bocciare in toto, ma scientificamente hanno valenza nulla perché non rispettano l’altro principio basilare di ogni ricerca scientifica:
(1) ogni teoria scientifica non accompagnata da un discorso numerico che la suffraga non ha pregio.
Per esempio, dire che il rischio cardiovascolare cresce in chi fuma, pur essendo vero, non ha una grande valenza scientifica perché non si capisce il “peso” dell’affermazione. Nessun ricercatore si accontenterebbe di una tale “scoperta” e vorrebbe subito capire “quanto” è vera per conoscere la reale importanza del fumo nelle malattie cardiovascolari.
Fermarsi a una descrizione senza numeri vuol dire solo rivolgersi a una platea che i numeri non li sa comprendere, ma, per farlo, spesso si deve distorcere la realtà. Quando si incominciano a usare termini come “limitare” si cade nel soggettivo. Parlando di alimentazione, i numeri sono le quantità degli alimenti e una frase del tipo “per evitare il sovrappeso si devono limitare le calorie” è scientificamente scadente, anche se ha un fondo di verità (non assoluta perché il soggetto potrebbe anche diventare anoressico, se prende il tutto alla lettera!).
Quindi lasciate perdere piramidi alimentari che non quantificano nulla.
(2) Ammesso e non concesso che il cibo X faccia male, che senso ha dire limitare X a 2 volte alla settimana se non si indicano le quantità?
In altri termini, meglio nutrirsi con 50 g di X tutti i giorni o con 300 g di X due volte alla settimana? Ovvio che, se X fa male, è meglio la prima soluzione, anche se la (2) ci direbbe che è migliore la seconda!
Analizziamo ora i punti della dieta Smart Food (si basano su un’idea dell’Harvard Medical School di Boston, 2011).
Per cucinare e condire usate oli vegetali (in particolare olio e.v. d’oliva). Limitate il burro ed evitate i grassi trans. – Premesso che dubito che molti sappiano cosa siano i grassi trans, di oli vegetali ce ne sono di ben peggiori del burro (vedi la scelta dell’olio) e il termine limitare cade nel problema indicato da (2). Regola bocciata.
Mangiate molta verdura e ortaggi, variando frequentemente la qualità – Anche qui con il vago termine “molta” si contraddice la (1), ma il consiglio è valido. Regola promossa.
Mangiate molta frutta variandone i colori – Anche qui la (1) è contraddetta, ma in modo più grave perché il termine “frutta” è troppo generico, esistendo varietà di frutta molto caloriche. Regola comunque promossa.
Bevete acqua, tè, caffè (con poco zucchero o senza) – Regola promossa.
Limitate il consumo di latte e derivati (1-2 porzioni al giorno) e di succhi di frutta. Evitate le bibite gassate. – Regola piuttosto incomprensibile, visto che 2 porzioni al giorno di formaggio dubito che siano “limitare”. “Limitare” è bocciato dalla (2), ma soprattutto dal fatto che i derivati del latte sono variabilissimi; come si può paragonare un etto di ricotta a un etto di pecorino o di grana? Perché poi evitare i succhi di frutta e le bevande gassate se il soggetto è normopeso (vero che facilitano il sovrappeso, ma solo in chi non ha una educazione alimentare). Inoltre sono uscite bevande gassate a base di dolcificanti naturali come la stevia che hanno un contributo calorico paragonabile a un tè poco zuccherato, ammesso dalla regola precedente! Regola bocciata.
Mangiate cereali integrali (riso, pasta, pane). Evitate i cereali raffinati (riso bianco e pane) – Anche qui regola accettabile solo per chi è in sovrappeso; usare alimenti ad alto indice glicemico nello sportivo serve a ripristinare velocemente le scorte di glicogeno. Regola promossa in parte.
Preferite le carni bianche, il pesce, i legumi e la frutta a guscio. Limitate le carni rosse. Evitate gli affettati e le carni trasformate – Uno zibaldone di consigli che non va al cuore del problema (che nelle carni rosse è il grasso che accompagna la carne e nei salumi e nelle carni lavorate i conservanti che li accompagnano. La frutta a guscio sarà salutare, ma è una bomba calorica che moltissime persone non possono permettersi. Regola bocciata.
Ci sono anche molte mancanze, per esempio nulla si dice sui dolci e sul fatto che la prima regola boccerebbe anche il cioccolato, analogo al burro per quanto riguarda i grassi saturi. Mancanza forse voluta per concedere qualche “sgarro” al povero malcapitato che deve seguire alla lettera i consigli?
Infine un’osservazione: la dieta Smart Food consiglia anche di “mantenersi attivi” senza specificare se “attivi” vuol dire camminare 20 minuti al giorno o correre per 10 km. In ogni caso dubito che ogni sportivo agonista possa mangiare secondo le regole Smart Food senza penalizzare la prestazione.
Concludendo: regole buone per gente poco attiva che vuole evitare il sovrappeso con un po’ di regole che complicano la vita.
Eliana Liotta e la dieta SmartFood
Abbiamo già massacrato abbastanza la dieta SmartFood, ma non è possibile non affondare anche l’ultima opera della giornalista Eliana Liotta (mi veniva da scrivere l’ultima fatica, ma di fatica deve averne fatta veramente poca per sparare nel testo un centinaio di ricette che assicurerebbero longevità e salute). A me piace definirla marketing-dieta perché indubbiamente è una proposta che a livello di comunicazione è impeccabile.
Purtroppo so per certo che molti ci cascheranno con il classico ragionamento irrazionale “beh, tanto male non fa”. Intendiamoci, meglio mangiare come consiglia Eliana Liotta che finire in marcato sovrappeso, ma scientificamente parlando c’è veramente di che sorridere perché si vendono come “novità” cose che si sanno già da tempo, da un lato ingigantendole e dall’altro deducendo da esse, in modo molto forzato, verità discutibili.
Il trucco commerciale è chiaro ed è lo stesso usato da chi vende integratori antinvecchiamento: non ci può essere la controprova perché la promessa è su tempi lunghi, non verificabili: chi inizia oggi e si aspetta di campare almeno altri 50 anni, se fra 30 schiatta, dubito che farà causa alla giornalista.
Sottoponiamo a critica alcune affermazioni di Eliana Liotta sulla dieta Smartfood.
Le ricerche scientifiche evidenziano che topi e scimmie vivono il 30 per cento in più se sottoposti a restrizione calorica, cioè se nutriti con il 30 o 40 per cento di calorie in meno. Non solo: si riduce l’incidenza di cancro, patologie cardiovascolari e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. E i principi base del metabolismo cellulare sono simili in tutti i mammiferi, quindi anche nell’uomo.
Vero, ma con il digiuno poco c’entra. Restrizione calorica significa che i topi non erano topi grassi, non che digiunavano. Che poi il normopeso sia raggiunto con digiuni e pranzi da campi di concentramento o con un’alimentazione normale e attività fisica (molta) non fa differenza. Voi che preferite?
Non mangiare purifica il corpo e monda lo spirito: questo il senso del digiuno in molte religioni. Be’, oggi gli scienziati ritengono che prendersi ogni tanto una pausa dalla tavola sia una sorta di purificazione, un modo per zittire i geni dell’invecchiamento.
Tirare in ballo le religioni è decisamente fuori luogo e non è affatto vero che i geni dell’invecchiamento si possano zittire, un’espressione pittoresca, ma ascientifica.
Il protocollo messo a punto con il team SmartFood dello Ieo, e che suggerisco nel libro, per chi se la sente e non ha patologie, è sperimentare dei pasti o delle giornate a basso contenuto calorico. Mai più di un giorno a settimana.
E sarebbe questa la grande trovata? Non basta dire che per stare bene si deve mangiare poco? La locuzione “giornate a basso contenuto calorico” rispetto alla media della popolazione è semplicemente il modo indicato da tanti modelli alimentari per restare magri!
Purtroppo la vicenda evidenzia il potere dei media tradizionali (giornali e televisione), al cui confronto Internet è ancora alla preistoria dell’informazione popolare (si pensi al successo avuto in televisione dalle trasmissioni che hanno parlato della dieta mima-digiuno). Non mi illudo quindi che questa nota faccia informazione utile a tanti, ma almeno a qualcuno che sa ragionare sì.