La dieta pink è un regime alimentare messo a punto nel 2011 dalla nutrizionista statunitense Cynthia Pasquella-Garcia, che ha chiamato il suo metodo Transformational Nutrition®, indicando con questa denominazione un approccio all’alimentazione in grado, a suo parere, di combinare “scienza, psicologia e spiritualità”. Il successo negli Stati Uniti della dieta pink è stato anche determinato dall’aver trovato spazio in una puntata di un popolare programma televisivo condotto da Phil McGraw (soprannominato Dr. Phil).
Il nome pink gioca su un doppio significato: è un regime alimentare dedicato alle donne (pink in inglese significa rosa), ma le lettere del nome stanno per Power, Intensity, Nutrition e Kardio (cardio scritto con la “k”). La dieta è associata a un programma di esercizio fisico d’intensità e impegno crescenti, adatto anche alle principianti.
Dieta pink: le fasi
La dieta pink è distinta in quattro fasi, di durata variabile in base al numero di kg che si ha intenzione di perdere. La versione originale è stata pensata, infatti, per una perdita di peso di 15 kg in ottantadue giorni. Ogni fase dura quindi un numero variabile di giorni ed è caratterizzata da una dieta diversa accompagnata, fin da subito, da esercizio fisico.
La prima fase, detta Reset, è caratterizzata da una dieta disintossicante a breve termine progettata per innalzare il metabolismo. L’apporto calorico di questa fase è molto contenuto, attorno alle 1.000 kcal giornaliere.
La seconda fase, al centro del programma, è detta Primary e sono introdotti cibi più energetici per sostenere il crescente impegno dell’esercizio fisico. Inoltre, l’apporto calorico è meno restrittivo, assestandosi attorno alle 1.600 kcal giornaliere. In questa fase l’esercizio fisico inizia a comprendere anche sedute cardio, in altre parole di alta intensità aerobica.
La terza fase (Shred, che significa pezzettino, con riferimento alla durata breve della fase) dura solo sette giorni, e si raggiunge quando si è molto vicini all’obiettivo finale, circa 2 kg e mezzo dal peso forma. Gli esercizi diventano sessioni di forza e resistenza. In questa fase si ha una restrizione di grassi e carboidrati.
L’ultima, quarta fase (Preservation) è un programma di mantenimento dei risultati, per conservare costante il peso raggiunto. Il programma prevede un apporto calorico compreso tra 1.400 e 1.800 kcal giornaliere che, nelle intenzioni dell’autrice, consentirebbero di mantenere il peso ideale a vita.
Come si segue
La dieta pink è a pagamento: con un prezzo di poco inferiore ai 100 dollari si ricevono alcuni DVD che spiegano il metodo e il piano alimentare di ogni giorno, assieme agli allenamenti (da un minimo di 20 a 40 minuti giornalieri). Il programma contiene anche le ricette dei piatti proposti e l’accesso al supporto online con strumenti di monitoraggio giornalieri e l’accesso ai gruppi social.
La dieta, pur non escludendo quasi nessun alimento, privilegia frutta e verdura fresca, proteine animali a basso contenuto calorico (come tacchino e pollo), pesce e fonti di proteine vegetali (legumi).

La dieta pink privilegia frutta e verdura fresca, proteine animali a basso contenuto calorico, pesce e fonti di proteine vegetali (credit: stock.adobe.com).
Nella fase 1, molto restrittiva dal punto di vista calorico, i carboidrati sono per lo più semplici e derivanti da frutta e verdura. La dieta, di fatto, esclude solo i piatti pronti e quelli dei fast food, alcuni carboidrati complessi (biscotti) e limita di molto l’alcol (solo due bicchieri a settimana, dopo le prime 9 settimane).
I punti deboli della dieta Pink
La dieta, molto in voga qualche anno fa, è documentata da libri e articoli on line, ma, al momento, riuscire a recuperare i DVD non è semplicissimo (alcuni siti sono irraggiungibili e i DVD non sono più disponibili su piattaforme popolari, come Amazon). I piani alimentari che si trovano gratuitamente in Rete, ispirati alla dieta pink, sono in genere abbastanza vaghi, privi d’indicazioni sul peso degli alimenti e quindi è quasi impossibile controllare l’apporto calorico. Inoltre non si capisce perché una dieta e le sedute di esercizio fisico dovrebbero essere pensate solo per le donne (ma non per quelle in stato interessante e quelle che allattano).
L’altro aspetto che lascia perplessi è l’apporto calorico che non è personalizzato in base alla persona che fa la dieta, ma fisso in base alle fasi. Inoltre, nella fase di mantenimento l’apporto calorico giornaliero (fino a 1.800 kcal) potrebbe essere un po’ troppo ottimistico per mantenere il peso forma per tutta la vita, come sostiene la fautrice della dieta pink.
I punti di forza
Il principale punto di forza è l’accoppiata esercizio fisico-dieta. Si trasmette chiaramente il messaggio che l’esercizio fisico costante e di crescente intensità è indispensabile per ottenere risultati importanti e duraturi. Inoltre, nel materiale on line, si parla chiaramente anche di un intento di educazione alimentare.
Un altro aspetto curioso, ma interessante, è che durante le prime tre fasi sono esclusi dal programma le riunioni conviviali (le classiche cene tra amici), un punto che fa spesso crollare molti piani alimentari di dimagrimento.
Altro punto di forza della dieta è sicuramente il ruolo importante di frutta e verdura consumate fresche che, specie per la comune alimentazione americana, sono una rarità. Le stesse considerazioni valgono sul fatto che tutti i piatti sono preparati in prima persona (sono esclusi piatti pronti), cosa molto più comune in Italia, ma non così scontata negli USA.
La dieta pink funziona davvero?
Difficile dirlo, visto le informazioni poco aggiornate e chiare disponibili. Anche se condivisibile in molti aspetti, il fallimento o il successo della dieta pink dipendono sicuramente dai dettagli con cui si cucinano i piatti (in particolare il peso degli alimenti e il controllo delle calorie) e la costanza nell’esercizio fisico. Sicuramente si tratta di una dieta impegnativa da seguire, specie per persone che partono dalla sedentarietà totale o da un importante sovrappeso, per cui passare dalla normale alimentazione a una dieta da 1.000-1600 kcal giornaliere potrebbe essere un’esperienza che richiede molta costanza e molta motivazione.