Parlare di dieta per il mal di testa potrebbe ingenerare equivoci. Pensare infatti di poter risolvere il problema “mal di testa” attraverso una mera strategia di tipo alimentare è purtroppo una pia illusione.
Riportiamo dal nostro testo La dieta italiana:
La relazione tra dieta e malattie è stata a volte troppo mitizzata o male interpretata, portando da un lato a errate convinzioni alimentari, dall’altro alla poco scientifica conclusione che “tutto si può guarire con il cibo”. Quest’ultima posizione ha dato luogo a numerose “diete” in cui un cibo o un gruppo di cibi venivano visti come farmaco universale mentre altri venivano demonizzati.
A prescindere dal fatto che, a tutt’oggi, non si hanno certezze assolute relative alle cause di questo fastidioso disturbo, si deve considerare che esistono numerosi tipi di mal di testa (ne sono stati codificati circa 150) e non è pertanto pensabile di poter risolvere il problema attraverso un’unica strategia. È però vero che esistono diversi alimenti che possono provocare, in soggetti con una certa predisposizione, un attacco di mal di testa oppure contribuire a un’acutizzazione della sintomatologia. Appare pertanto sensato cercare di capire quali sono quei cibi che potrebbero essere all’origine di tali problemi.
Nel tempo sono state stilate molte liste contenenti cibi considerati più o meno “dannosi”; il problema è che tali liste considerano come problematico un numero non minimale di alimenti e, inoltre, cosa di non poco conto, non vi sono certezze scientifiche che garantiscano l’attendibilità di tali elenchi; questi risentono infatti di considerazioni non totalmente oggettive e sono basati su elementi spesso discutibili.
Escludere a priori tutta una lunga serie di prodotti alimentari, tra l’altro molto comuni e di frequente utilizzo, finirebbe per penalizzare pesantemente e inutilmente la qualità della vita del soggetto. Detto questo, proviamo prima a stilare una lista di alimenti che potrebbero giocare un ruolo negativo nella comparsa o nell’acutizzazione del mal di testa per poi indicare una corretta strategia di intervento.
Una delle ipotesi che si fanno relativamente all’insorgenza del mal di testa è che esso sia provocato dalla difficoltà che alcuni soggetti hanno nel metabolizzare alcune sostanze, tra queste vi sono le ammine biogene (feniletilamina, istamina, tiramina ecc.). Vi sono diversi alimenti che contengono queste sostanze, tra i più “gettonati” ricordiamo:
- agrumi
- alcolici e superalcolici
- alimenti grassi in genere
- aringa
- aspartame
- avocado
- banane
- bevande con caffeina
- cacao
- carni conservate o inscatolate
- cioccolato
- crauti
- fichi
- formaggi (soprattutto se stagionati o fermentati)
- fritture
- frutti a guscio
- frutti di mare
- gelati
- glutammato monosodico
- lamponi
- nitriti
- panna acida
- pomodori
- prugne
- yogurt.
Come accennato poco prima, escludere acriticamente tutti gli alimenti sopra elencati vorrebbe dire alimentarsi semplicemente a pane acqua o poco più.

Il 19 maggio è la Giornata dedicata alle cefalee. In Italia circa 26 milioni di persone soffrono di mal di testa; 2 persone su 10 soffrono di emicrania.
Come agire quindi? Conviene iniziare escludendo un determinato cibo per un certo periodo di tempo; se tale esclusione non conduce a particolari benefici, si può reintrodurre l’alimento e procedere escludendone un altro fino a che non si trova il “colpevole”. Una tale strategia permette un’esclusione critica e mirata senza inutili penalizzazioni della qualità della vita.
Ricordiamo infine che problematiche di tipo “alimentare” alla base di un attacco di emicrania potrebbero essere non tanto i cibi, quanto le modalità nel loro consumo; vanno evitate infatti sia le cosiddette abbuffate sia i digiuni prolungati.
Anche il consumare i pasti troppo velocemente potrebbe essere uno dei motivi che scatenano gli attacchi di mal di testa.