La dieta Fontana è un esempio di come i ricercatori spesso non abbiano nessuna attenzione alla qualità della vita. In campo alimentare, molti modelli sono elaborati più per compiacere chi li fa piuttosto che per migliorare la vita degli uomini. In altri termini, chi accetterebbe di vivere 10 anni in più (ammesso sia possibile) se dovesse vivere rinchiuso in una pur bella casa per tutta la vita?
Dieta Fontana – I punti principali
Vediamo innanzitutto cosa dice il modello alimentare di Fontana e Partridge (Promoting health and longevity through diet : from model organisms to humains), riassumendolo per punti:
- Esaminando un’enorme mole di dati sperimentali, gli autori sostengono che la restrizione calorica può essere in grado di allungare la vita di circa il 30% in varie specie animali. Quindi:
- Ridurre l’apporto di proteine a circa il 10% delle calorie giornaliere.
- Dare la preferenza alle proteine di origine vegetale, non escludendo tuttavia completamente quelle di origine animale.
- Digiunare due giorni (non consecutivi) ogni settimana. Il digiuno non deve essere tuttavia completo, ma solo parziale (frutta e verdura condita con poco olio d’oliva, per un totale di circa 500 calorie).
- Concentrare l’assunzione del cibo nelle prime ore della giornata (colazione e pranzo), mentre la cena deve esser leggera.

Secondo la dieta Fontana si dovrebbe dare la preferenza alle proteine di origine vegetale
Le obiezioni
Vediamo le obiezioni.
- Alla base del modello, il fatto che riducendo il metabolismo si riduce anche il danno che il metabolismo arrecherebbe alle cellule. Letteralmente, ridurre il metabolismo significa spesso avere una vita pochissimo attiva (fisicamente, non cerebralmente intendo); per esempio un corollario sarebbe “non giocate con i vostri figli perché ciò vi farà invecchiare prima!”. L’errore di fondo sta nel voler eliminare i danni piuttosto che trovare il sistema perché il corpo li ripari efficacemente. Per esempio, in chi fa sport, la riparazione è decisamente più efficiente che nei sedentari, altrimenti gli sportivi avrebbero una vita media decisamente inferiore ai sedentari, cosa che non è. Inoltre il dato del 30% è fuorviante, inserendo nel confronto anche gli organismi in sovrappeso. Non esistono ricerche che comparano soggetti realmente magri (per l’uomo dovrebbero valere queste tavole di magrezza) a soggetti che seguono il modello Fontana. Quindi nel lavoro di Fontana c’è poco di scientifico, solo opinioni con interpretazioni personali di dati. In sostanza, l’unica cosa che ora dice la scienza è che “i magri vivono di più”.
- Anche sul secondo punto non si vede come chi faccia sport possa reggere al modello Fontana. Il 10% va bene per un sedentario, ma ho molti dubbi che vada bene per un vero sportivo. Quindi stop all’attività fisica, evidente contraddizione con gli autori che comunque propendono per una vita attiva.
- Provate a dare la preferenza alle sole proteine di origine vegetale e vedrete che alla fine mangerete sempre e solo le stesse cose.
- Un po’ deludente come qualità della vita.
- Il quarto punto è un’assurdità esistenziale. Digiunare (anche se parzialmente) due volte la settimana a base di frutta e verdura condita vuol dire passare i due/settimi della propria esistenza in una prigione con regole piuttosto ferree. Che dire poi del fatto che 500 Kcal possono essere poche per un omone di 100 kg, ma non essere proprio “digiuno” per una donna minuta di 40 kg. Gli autori ci avvertono che “il modello dietetico è stato provato su volontari, è stato ben tollerato, e quindi risulta proponibile su larga scala”.
- Come può esserlo visto che erano volontari (fra l’altro, ricerche in cui il campione è costituito da volontari partono sempre con un’ombra di dubbio)? Ovvio che se prendo persone che soffrono di agorafobia, stare chiusi per tutta la vita nelle propria bella casa è il massimo! Quindi dubito che i volontari fossero degli amanti del cibo e della vita in generale.
- Anche l’ultimo punto è discutibile; la demonizzazione della cena appartiene a una certa cultura masochista che non tiene conto delle esigenze personali (giusto non abbuffarsi alla sera per non peggiorare la qualità del sonno, ma per chi è magro non c’è differenza fra pranzo o cena perché comunque per restarlo non è solito “abbuffarsi”). Chi fa turni di lavoro oppure semplicemente fa sport dopo il lavoro non può essere così masochista da mangiare poco perché glielo dice Fontana con il risultato di non ripristinare le energie se non dopo troppe ore.
Insomma la ricetta Fontana è molto simile a quella proposta da Veronesi non alla luce di reali considerazioni scientifiche che tengano anche conto della qualità della vita, ma solo in sintonia con il proprio stile di vita. Dovrebbero capire che non conta solo la speranza di vita, ma anche vivere bene.