La dieta FODMAP (più precisamente si dovrebbe parlare di dieta low-FODMAP) è un regime alimentare ideato dai dottori Peter Gibson e Susan shepherd della Monash University di Melbourne (Australia) per ridurre la fastidiosa sintomatologia che è associata ai disordini funzionali gastrointestinali (alterazioni funzionali che possono interessare qualsiasi tratto dell’apparato digerente) e alla sindrome dell’intestino irritabile. Tra i principali segni e sintomi di queste affezioni ricordiamo il gonfiore addominale, il dolore diffuso, diarrea alternata a stipsi, meteorismo, flatulenza ecc.
FODMAP è un acronimo che sta per Fermentable Oligo-, Di- and Mono- saccharides And Polyols, vale a dire mono- di- oligo- saccaridi e polioli fermentabili. Si tratta, praticamente, di sostanze appartenenti alla categoria dei carboidrati fra cui fruttosio, fruttani, galattani, mannitolo, sorbitolo ecc.
I FODMAP
I FODMAP sono sostanze singolarmente diverse fra loro, ma hanno in comune alcune caratteristiche fra cui il fatto che sono in grado di richiamare acqua nel lume intestinale, sono rapidamente fermentabili dai batteri presenti nell’intestino (con produzione di gas intestinali) e scarsamente assorbite nell’intestino tenue. Di seguito una breve descrizione dei principali FODMAP.
Il fruttosio è un monosaccaride (i monosaccaridi sono gli zuccheri cosiddetti semplici) che si trova in moltissimi frutti zuccherini (da qui il nome che lo contraddistingue; si ricordano in particolare la mela, la pera, la ciliegia, il cocomero e i fichi), nel miele nonché in alcune verdure (per esempio, nell’asparago, nel carciofo, nei piselli e nelle fave); viene massicciamente utilizzato nella produzione di molti cibi (succhi di frutta, dolci, prodotti da forno ecc.).
I fruttani sono carboidrati costituiti dalla ripetizione di unità di fruttosio; quelli a catena corta sono detti fruttoligosaccaridi (FOS), quelli a catena lunga sono invece le inuline; si trovano in molte verdure, frutti e cereali. Fra gli alimenti che ne sono più ricchi si ricordano la pesca, il cocomero, il cachi, la cipolla, il carciofo, il porro, lo scalogno, il pane e la pasta, l’orzo e la segale, il pistacchio, l’anacardo ecc.
Il lattosio è un disaccaride (ricordiamo che i disaccaridi sono carboidrati la cui molecola risulta dalla combinazione di due monosaccaridi); nella fattispecie, una molecola di lattosio è costituita da una molecola di glucosio e da una molecola di galattosio. È contenuto principalmente nel latte dei Mammiferi e, seppure in misura minore, in diversi dei suoi derivati (latticini, formaggi, gelati ecc.). L’intolleranza a questo carboidrato è molto diffusa nella popolazione.
I galattani sono polisaccaridi che si ritrovano con una certa abbondanza nei legumi (in particolare in ceci, fagioli e lenticchie).
Molti polioli, infine, sono noti perché vengono impieganti come dolcificanti ipocalorici (mannitolo, sorbitolo, xilitolo, maltitolo ecc.). Hanno un blando effetto lassativo.

FODMAP è un acronimo che sta per Fermentable Oligo-, Di- and Mono- saccharides And Polyols, vale a dire mono- di- oligo- saccaridi e polioli fermentabili.
Perché la dieta FODMAP?
Secondo i suoi ideatori, la dieta FODMAP, che si basa essenzialmente sulla riduzione del consumo di cibi contenenti i carboidrati citati nel paragrafo precedente, se protratta per un certo periodo di tempo, può contribuire alla drastica riduzione dei sintomi e dei segni che caratterizzano la sindrome del colon irritabile e i disordini funzionali gastrointestinali.
La dieta FODMAP non è un regime alimentare banale; il soggetto che intende sperimentarne l’eventuale efficacia (che alcuni studi le riconoscono) dovrebbe abolire dalla propria dieta tutti quegli alimenti che sono ricchi di FODMAP per un periodo che va dalle due alle sei settimane.
Alcuni autori suggeriscono che prima di sottoporsi a un regime alimentare del genere può essere più opportuno cercare di capire quali siano gli alimenti il cui consumo può determinare le problematiche lamentate; può essere di notevole aiuto la lettura del nostro articolo sulle intolleranze alimentari; in diversi casi si può giungere a una soddisfacente risoluzione del problema.
Prima di continuare a leggere…
In molti casi la dieta FODMAP funziona, ma non è che una strategia di fuga. Si eliminano molti alimenti, ma non si fortifica il nostro corpo, un po’ come, se invece di allenarlo, siccome facciamo fatica a fare le scale, prendessimo sempre l’ascensore. Molto spesso le persone che soffrono dei problemi che la FODMAP risolve non hanno un buon stile di vita; magari sono ipermaniaci dell’alimentazione, ma non fanno nessuna attività fisica e la loro resistenza organica è molto bassa; altri non reggono lo stress e la cosa si ritorce sul loro sistema gastrointestinale ecc.
In genere, la persona che usa la strategia di fuga in campo alimentare è un soggetto che non appare mai “forte”, ma soprattutto che non fa nulla per diventarlo. Come vedrete nella continuazione dell’articolo, le indicazioni della FODMAP appaiono più indicazioni per malati che per persone sane che possono aspirare a una vita piacevole e molto attiva. Ricordate che quando il cibo diventa un nemico, c’è qualcosa che non va.
Dieta FODMAP: alcuni consigli
Affinché la dieta FODMAP possa avere un impatto positivo è consigliabile attenersi a determinate indicazioni:
- si consumino cibi il cui contenuto di glucosio è maggiore rispetto a quello di fruttosio;
- ridurre notevolmente il consumo di fruttosio e quello di fruttani e galattani;
- se si è intolleranti al lattosio si seguano i consigli forniti dal proprio nutrizionista o dal proprio medico;
- si eviti il consumo di polioli (contenuti soprattutto nei dolcificanti, negli alimenti addizionati con dolcificanti e in alcuni frutti quali, per esempio susine e pesche).
Cosa fare se la dieta FODMAP dà beneficio
Se la dieta FODMAP ha determinato un miglioramento della sintomatologia nei tempi canonici (dalle due alle sei settimane) si inizi a reinserire in modo controllato i cibi ricchi di FODMAP; l’obiettivo è quello di stabilire con certezza quali siano gli alimenti, le quantità e la frequenza della loro assunzione, che possono dar luogo alle fastidiose manifestazioni gastrointestinali. È inutile dire che se si identificano con certezza alimenti dannosi, questi dovranno essere non tanto eliminati, ma assunti in quantità minore e meno frequentemente.
Si tenga anche presente che la sintomatologia che caratterizza i disordini funzionali gastrointestinali e la sindrome dell’intestino irritabile può trarre un certo giovamento dall’introduzione nella dieta di probiotici.
La dieta FODMAP deve essere pianificata assicurando un corretto apporto di fibre alimentari e la corretta ripartizione dei macronutrienti.
Gli scopi principali della dieta FODMAP sono quelli di ridurre le manifestazioni legate a determinate patologie, individuare se esistono alimenti che se consumati in determinate quantità e frequenza possono rivelarsi problematici e permettere in alcuni casi di reintrodurli gradatamente. In molti casi ha permesso, dopo la fase di reintroduzione, di alzare la soglia di tolleranza per i cibi “incriminati”.
Si tratta quindi di un regime alimentare che potrebbe rivelarsi utile in quei casi in cui non si sia riusciti, nonostante l’effettuazione di appositi esami clinici, a individuare la causa precisa di certi disturbi.