Una dieta dissociata è un regime alimentare che si basa sul concetto di non abbinare alimenti in conflitto fra loro. La dieta dissociata più famosa fu ideata dal gastroenterologo americano William Howard Hay (viene anche detta Hay diet o food combining) nel 1911, ma fu descritta e promossa diversi anni più tardi in diverse opere scritte dallo stesso Hay (che aveva ideato questo regime alimentare per cercare di curare, attraverso l’alimentazione, una grave malattia dalla quale era affetto, il morbo di Bright).
La dieta ideata da Hay si basa sul principio che nell’organismo possono formarsi, a seguito del processo digestivo e del metabolismo, accumuli non bilanciati di prodotti che il corpo non è capace di eliminare e che possono essere causa di patologie. Secondo Hay ciò si verificava per quattro motivi principali:
- eccessivo consumo di carne;
- eccessivo consumo di carboidrati raffinati;
- ignoranza della chimica della digestione;
- iperalimentazione.
Dieta dissociata: lo schema
Per ovviare a questi problemi ideò un regime alimentare basato su cinque regole principali:
- non associare carboidrati con proteine e frutti acidi nel corso dello stesso pasto;
- consumare insalata, verdure e frutta come parte principale del regime alimentare;
- consumare proteine, grassi e amido in quantità limitata;
- consumare grano integrale evitando di mangiare cibi raffinati e processati (alimenti a base di farina bianca, margarina e zucchero);
- far trascorrere almeno 4-4,5 ore tra i pasti di diverso tipo.
Dieta dissociata: le varianti
Esistono molte varianti della dieta dissociata e, sfortunatamente, anche diete serie hanno preso a prestito dalle diete dissociate determinati concetti; per esempio si sostiene che è opportuno non assumere frutta al termine del pasto o altre sciocchezze simili. Le varie diete dissociate, la cronodieta ecc. sono esempi di ortoressia globalizzante. Vediamo brevemente alcuni modelli.
Dieta dissociata classica (di Antoine) – Questa tipologia di dieta dissociata è stata ideata dal medico francese Jacques Antoine. Ogni giorno si mangia un unico tipo di alimento, a volontà, scelto fra latticini, verdure, frutta, uova, carne e pesce. Non sono ammessi alcol e dolci. Non è un regime alimentare che può essere seguito per l’intero arco della propria vita.
Dieta di Shelton – Derivata dalla dieta dissociata di Antoine, la dieta Shelton è un regime alimentare in base che impone di associare solo alimenti della stessa classe, mentre non sono mai associabili i cibi di classi differenti. Secondo Shelton, evitando le associazioni non ammesse, si impedisce che il regime alimentare causi fenomeni di autointossicazione del corpo umano. Per approfondire si consulti l’articolo Dieta Shelton.
Dieta Beverly Hills – Ideata da Judy Mazel, la dieta Beverly Hills è una dieta dissociata che spinge così fortemente il principio della dissociazione tra la frutta e gli altri cibi, da proporre intere giornate solo a base di frutta e altri concetti al limite dell’assurdo. Per approfondimenti si consulti il nostro articolo Dieta Beverly Hills.
Cronodieta – Una speciale tipologia di dieta dissociata è la cronodieta, una strategia alimentare basata sull’orario di assunzione degli alimenti. Per approfondimenti si consulti il nostro articolo Cronodieta.

Una dieta dissociata è lontana anni luce dalla dieta ideale, è monotona e completamente illogica
Dieta dissociata: funziona?
Una dieta dissociata è lontana anni luce dalla dieta ideale, è monotona e completamente illogica: infatti la stragrande maggioranza degli alimenti semplici contiene già una mescolanza di macronutrienti (si pensi per esempio alle noci che contengono proteine, grassi e carboidrati). Quanto al fatto che le diete dissociate promuoverebbero la miglior digestione, occorre rimarcare un concetto chiaro: se ho un fisico sano posso tranquillamente mangiare una bistecca e poi una mela; se ho problemi, la colpa non è certo dell’alimentazione, ma di una debolezza del mio apparato digerente.
Seguire una dieta dissociata è come proibire al corpo di correre perché la corsa provoca un’accelerazione dei battiti cardiaci e potrebbe essere fatale al cuore!
La “fine” delle diete dissociate
Per fortuna la parola “fine” (perlomeno dal punto di vista scientifico) alle diete dissociate è stata messa da uno studio condotto in Svizzera e pubblicato molti anni fa (aprile 2000) sull’International Journal of Obesity. Per un mese e mezzo sono stati seguiti 57 soggetti obesi divisi in due gruppi, uno che seguiva una dieta dissociata e uno che seguiva una dieta bilanciata. Entrambi i gruppi seguivano un regime ipocalorico (1.100 kcal).
Il gruppo che seguiva la dieta dissociata diminuì mediamente di 1,5 kg in meno rispetto a quello bilanciato. Ciò dimostra che perdere chili non ha alcuna relazione con le cosiddette combinazioni alimentari. Le diete dissociate inoltre non hanno nessun rispetto per i fabbisogni del nostro corpo: se abbiamo bisogno di carboidrati perché abbiamo compiuto uno sforzo impegnativo chi dice al nostro corpo che oggi è il giorno delle proteine?
Il problema è che moltissimi dietologi continuano a proporre le diete dissociate pur essendo a conoscenza che dal punto di vista scientifico la loro valenza è nulla.
Le evidenze scientifiche che hanno decretato la fine delle diete dissociate spiegano l’errore di fondo di chi è convinto assertore di questi regimi alimentari. Le diete dissociate infatti nascono da un’esperienza personale senza che ci sia stato l’interessamento di chiedersi: “ma perché altri possono non mangiare dissociato e vivono benissimo e io devo mangiare dissociato?”.
Non è scientifico generalizzare a tutta la popolazione ciò che va bene per un sottoinsieme abbastanza piccolo.
Un approccio scientifico
Anni fa, con la consulenza di un esperto in materia, provammo una dieta dissociata su 28 atleti, per sei mesi. Dopo tale periodo la MEDIA fu: nessun giovamento; alcuni (3) erano entusiasti, altri (5) non ne potevano più e lamentavano un peggioramento della loro alimentazione, la gran parte non rilevava né benefici né danni. Questo è un riscontro scientifico, come quello di molti studi fatti su campioni molto vasti di popolazione.

La dieta dissociata non fa male, ma è una complicazione inutile
La dieta dissociata non fa male (se nell’arco della giornata si assumono le quantità corrette di macronutrienti), ma è una complicazione inutile. Le conclusioni valide su un soggetto possono essere scientificissime. Quello che non è scientifico è estenderle arbitrariamente ad altri. È solo per questo che la dieta dissociata non può essere considerata un regime alimentare valido per tutti. Se dico che la Nutella ha più di 500 kcal/100 g mi esprimo correttamente. Se dico che il tale alimento fa male, molto probabilmente dico una sciocchezza perché esistono molte persone che si nutrono con l’alimento incriminato e non hanno problemi. Basta la loro esperienza per smentirmi. Quindi se scopro (come avevamo verificato noi con il nostro esperimento sul gruppo di 28 atleti) che un 10-12% di persone ne trae beneficio, invece di gridare al successo per aver trovato la dieta ideale per tutti, devo andare avanti e scoprire perché 3 si trovano bene, 5 male e 20 ritengono il regime alimentare proposto ininfluente. Questo è un approccio scientifico.
Il vero problema di molti nutrizionisti non convenzionali è che scoprono (direi genialmente) delle particolari verità su singoli e, invece di continuare a studiare perché valgono solo su una ristretta percentuale della popolazione (questo sarebbe l’atteggiamento scientifico), partono in quarta e pensano di estenderli a tutti. Poi si risentono se vengono accusati di non scientificità.