La dieta del gruppo sanguigno (o, più raramente, emodieta) è un regime alimentare ideato nel 1997 da un naturopata statunitense, il dottor Peter J. D’Adamo; D’Adamo è arrivato alla definizione di questo regime dietetico partendo dal lavoro del padre, il dottor James D’Adamo, anch’egli naturopata. Il punto di partenza per il lavoro del figlio è rappresentato dal libro One Man’s Food, che James D’Adamo pubblicò nel 1980.
Il lavoro di Peter D’Adamo è descritto nei minimi particolari nel suo libro (scritto in collaborazione con Catherine Whitney) Eat Right 4 Your Type, indiscutibilmente un enorme successo editoriale dal momento che l’opera che tratta della dieta del gruppo sanguigno (la Blood Type Diet nella dicitura in lingua anglosassone) è stata tradotta in più di 40 lingue e ha venduto milioni di copie in tutto il mondo (nel nostro Paese il libro di D’Adamo è uscito con il titolo L’alimentazione su misura).
Le finalità della dieta del gruppo sanguigno non sarebbero soltanto dimagranti, ma anche salutistiche.
Basi teoriche
Cerchiamo di capire i presupposti sui quali si fonda la dieta del gruppo sanguigno.
Il naturopata statunitense sostiene che i vari gruppi sanguigni (0, A, B e AB) si sono formati durante il periodo evolutivo. In essi sarebbe contenuto il messaggio genetico relativo allo stile alimentare e comportamentale.
I quattro gruppi sono definiti, in modo un po’ pittoresco, nel modo seguente: cacciatore (gruppo 0), agricoltore (gruppo A), nomade (gruppo B) ed enigma (gruppo AB).
D’Adamo afferma che in base al proprio gruppo sanguigno, un soggetto dovrebbe evitare di assumere quei cibi che causano fenomeni di agglutinazione; poi va oltre affermando l’esistenza di una predisposizione all’attività fisica determinata dal gruppo sanguigno (per esempio gli individui del gruppo A avrebbero molte fibre rosse).
Il gruppo sanguigno di una persona, quindi, sarebbe un fattore di vitale importanza del quale è necessario tenere conto se si desidera impostare un regime alimentare sano ed efficace.
Vediamo dunque, brevemente, le caratteristiche di ogni gruppo sanguigno secondo la teoria di D’Adamo.
Il cacciatore – Quello del cacciatore, lo 0, è, secondo il naturopata statunitense, il gruppo sanguigno più antico; il capostipite di tutti i gruppi sanguigni.
Al tempo in cui l’alimentazione dell’uomo era basata soltanto sulla cacciagione, sulla frutta e sulle piante, il gruppo 0 era l’unico gruppo sanguigno presente. Il regime alimentare per i soggetti che hanno questo gruppo sanguigno prevede un notevole introito di proteine di origine animale. Devono essere esclusi dalla dieta tutti quei cibi basati sulla farina di frumento; no anche ai latticini e alle leguminose.
In base alle teorie di D’Adamo, quindi, i regimi dietetici ideali per i “cacciatori” sarebbero le diete chetogeniche (per esempio la dieta Mayo, la dieta Scarsdale, la dieta Dukan, la tisanoreica ecc.).
I soggetti che con il gruppo sanguigno 0 dovrebbero inoltre svolgere, in modo regolare, un’attività fisica piuttosto intensa (un po’ come facevano i nostri antenati cacciatori).
L’agricoltore – Quello dell’agricoltore, il gruppo A, si sarebbe formato come risposta al progressivo mutamento del regime alimentare sopracitato; con l’avvento dell’agricoltura, infatti, l’uomo ha modificato parzialmente il proprio modo di alimentarsi introducendo nella sua dieta, per esempio, anche i cereali.
La dieta dei soggetti che hanno questo gruppo sanguigno dovrebbero seguire una dieta essenzialmente vegetariana.
I soggetti appartenenti al gruppo A dovrebbero associare alla dieta lo svolgimento di attività fisiche meno pesanti rispetto a quelle dei cacciatori; ciò partendo dal presupposto che il lavoro dell’agricoltore è meno impegnativo di quello del cacciatore.
Il nomade – Il gruppo del nomade, il B, si sarebbe formato in seguito ai notevoli mutamenti climatici; sarebbe comparso circa 10.000 anni fa tra le popolazioni mongoliche e caucasiche dell’Asia centrale; si trattava di popolazioni nomadi che, in quanto tali, si dedicavano soprattutto alla pastorizia. Il loro regime dietetico era basato prevalentemente sul consumo di carni, cereali, latte e prodotti caseari in genere.
I soggetti appartenenti a questo gruppo sono caratterizzati, in generale, secondo quanto sostenuto da D’Adamo, da un sistema immunitario e da un sistema digestivo molto efficaci; è per questo motivo che il gruppo del nomade è quello, fra i quattro, che permette di seguire la dieta più variata; sono consentiti, infatti, oltre al latte e ai prodotti caseari, anche le carni e la stragrande maggioranza dei prodotti di origine vegetale. Fra i pochi alimenti sconsigliati vi sono i prodotti contenenti importanti quantità di conservanti e i cibi ricchi di zuccheri semplici.
Ai soggetti di questo gruppo viene suggerita un’attività fisica leggera con un’importante componente mentale.
L’enigma – Il gruppo enigma, l’AB, è il gruppo più recente e complesso. Sarebbe comparso pressappoco un migliaio di anni fa; i soggetti con questo gruppo sanguigno rappresentano soltanto dal 2 al 5% della popolazione mondiale.
Sarebbe nato dalla mescolanza dei gruppi A e B. I soggetti con questo gruppo sanguigno necessitano di una dieta mista e improntata alla moderazione; l’introduzione dei latticini dovrebbe essere piuttosto limitata.
In linea generale, i cibi che risultano dannosi per il gruppo A o per il gruppo B sono dannosi anche per il gruppo enigma.
Dieta del gruppo sanguigno – Alimenti e lectine
D’Adamo suddivide gli alimenti in tre grandi categorie: alimenti benefici, alimenti indifferenti e alimenti da evitare.
I primi sono cibi la cui azione è da considerarsi farmaceutica, i secondi sono cibi normali, niente di più e niente di meno, mentre i terzi, com’è facilmente intuibile dalla definizione, sono nocivi.
Viste le notevoli diversità fra i vari gruppi, cibi benefici o indifferenti per un gruppo possono essere nocivi per un altro e così via.
Nella teoria di D’Adamo giocano un ruolo fondamentale alcune proteine, le lectine.
Introducendo nel nostro corpo lectine incompatibili con il gruppo sanguigno, queste si agglutinerebbero con le cellule sanguigne, rischiando di farle precipitare con un’azione simile al rigetto che porterebbe, secondo alcuni, al corredo di sintomi delle intolleranze alimentari. Visione catastrofica che riempirà di incubi i molti deboli di spirito.

La dieta del gruppo sanguigno (o, più raramente, emodieta) è un regime alimentare ideato nel 1997 da un naturopata statunitense, il dottor Peter J. D’Adamo
Dieta del gruppo sanguigno – Cosa dice la scienza
Ma cosa c’è di vero scientificamente nella dieta del gruppo sanguigno? Sinceramente parlando, molto poco. Il resto è pura filosofia e nemmeno tanto coerente.
Infatti, dal 1880 circa si sa che estratti di alcune piante possono agglutinare i globuli rossi e nel 1940 sono state scoperte le agglutinine che si comportano selettivamente nei confronti del gruppo sanguigno. Oggi si parla di lectine come di proteine che si legano a zuccheri senza nessun riguardo alla loro capacità di agglutinare le cellule e i globuli rossi in particolare.
Quindi i cibi contenenti le “vere” lectine sono pochissimi. Capito l’errore? L’azione delle lectine con cui si legano a carboidrati è simile a quella con cui alcune sostanze si legano ai globuli rossi agglutinandoli, ma moltissime di quelle che oggi vengono chiamate lectine ai globuli rossi non fanno proprio nulla.
Infatti alcune lectine possono legarsi alle cellule, ma non creare agglutinazione, o addirittura non legarsi nemmeno alla cellula.
Percentuali dei gruppi nella popolazione (modificata da Williams)
Gruppo | Bianchi | Neri | Orientali |
A1 | 35 | 23 | 34 |
A2 | 10 | 6 | 1 |
B | 8 | 17 | 23 |
A1 B | 3 | 3 | 12 |
A2 B | 1 | 1 | 1 |
0 | 43 | 50 | 29 |
Perché le conclusioni di D’Adamo non sono credibili? Perché, come sempre accade a chi vuol vendere milioni di copie, spinge sull’acceleratore e si inoltra in affermazioni non provate.
1) A condannare D’Adamo è la stessa statistica. I gruppi sanguigni sono troppo pochi per poter suddividere le caratteristiche dell’alimentazione in base a essi. Infatti il gruppo 0 avrebbe problemi alle articolazioni, allo stomaco e alla coagulazione, il gruppo A soffrirebbe particolarmente di anemia, disturbi epatici e cardiocircolatori, diabete di tipo I, neoplasie, il gruppo B avrebbe tendenza al diabete, alla sindrome da affaticamento cronico e malattie autoimmuni, mentre l’AB a patologie cardiocircolatorie, anemie e neoplasie. Basta un banale screening della popolazione per accorgersi che non è così.
2) Caduta la predisposizione alle patologie, stesso discorso può farsi sull’alimentazione. L’elenco dei cibi proibiti per ogni gruppo è geniale perché fa in modo da far credere che praticamente ogni soggetto mangi attualmente male. Logico che i più deboli “cerebralmente” siano portati a credere che i loro malanni derivano proprio dal cibo X o dal cibo Y. Se ragionassero, capirebbero che si può fare la prova al contrario. Le teorie di D’Adamo sono smentite dal fatto che moltissime persone che non hanno problemi mangiano “male” secondo la teoria del gruppo sanguigno.
3) Inoltre lo sport ci dà una mano dimostrando come moltissimi campioni ottengono il massimo dal loro corpo contravvenendo alla teoria del naturopata.
Nel suo testo D’Adamo va affermando l’esistenza di una predisposizione all’attività fisica determinata dal gruppo sanguigno (per esempio gli individui del gruppo A avrebbero molte fibre rosse), una tesi palesemente assurda dal punto di vista scientifico.
In particolare se ci fosse una relazione fra tipo di fibre e gruppo sanguigno TUTTI i maratoneti (che hanno poche fibre veloci!) avrebbero gli stessi gruppi sanguigni (quelli che orientano alla maratona). Invece non è così, essendo omogeneamente distribuiti con le stesse percentuali dei sedentari. Basta questa piccola considerazione per far crollare miseramente la tesi di D’Adamo che, evidentemente, si basa su elucubrazioni di filosofia della medicina o sull’osservazione di un numero di campioni troppo ristretto.
Che possa esistere una qualche relazione fra alimentazione e gruppo sanguigno e quindi fra gruppo sanguigno e prestazione non si può escludere a priori; ma occorre dimostrare qualcosa con campioni di soggetti significativi. Se fosse vera l’influenza importante del gruppo sanguigno sull’alimentazione e quindi sulle prestazioni sportive del soggetto (chi si nutre male non può avere prestazioni ottimali) perché D’Adamo non ha mai creato un campione? Nessuno sportivo ad alto livello presta particolare attenzione alle tesi di D’Adamo (affascinanti solo per chi non ha basi scientifiche) e quindi sarebbe banale:
- definire il suo gruppo sanguigno
- ottimizzare l’alimentazione
- arrivare a un record.
Questo con i campioni (dove già tutto è ottimizzato, a differenza degli amatori, dove progressi notevoli si possono avere, non solo a causa dell’intervento, ma anche di altri fattori che non erano stati precedentemente ottimizzati) D’Adamo non lo ha mai ottenuto.
Anzi, D’Adamo, spingendosi troppo in là, si dà la zappa sui piedi. Analizzando l’alimentazione dei campioni e il loro gruppo sanguigno si scopre che fanno i record non seguendo le indicazioni di D’Adamo, anzi, alcuni fanno esattamente il contrario!
4) Non siete ancora convinti? Facciamo un esempio normale che è un utile esempio di come si deve far ragionare il cervello. Il buon D’Adamo ci dice che il gruppo 0, il gruppo più numeroso, deve astenersi da latte e latticini (cosa che potrebbe predisporre a una carenza di calcio, con tutti i problemi che ciò potrebbe comportare, basti pensare all’osteopenia e all’osteoporosi), mentre i gruppi B e AB devono farne largo uso (ma i soggetti di questi gruppi sono una percentuale limitata della popolazione). Se fosse vero quello che D’Adamo afferma, di intolleranti al lattosio nei gruppi B e AB non ce ne sarebbero e D’Adamo avrebbe scoperto qualcosa di veramente utile e di scientificamente notevole. Peccato che non sia così…
E che dire poi dell’estesa limitazione dei prodotti di origine animale imposta al gruppo sanguigno A che potrebbe causare carenze vitaminiche e minerali (ferro, grassi omega-3, vitamina B12 ecc.)?
Del resto a bollare come inconsistenti le teorie di D’Adamo (che comunque, stranamente, godono ancora di un certo seguito da parte di diversi irriducibili) è pressoché la totalità degli autori che ribadiscono unanimemente che non esistono evidenze scientifiche a sostegno dell’associazione tra il gruppo sanguigno e le esigenze nutrizionali, così come affermano anche che la classificazione in gruppi proposta da Adamo non ha basi scientifiche.
Insomma, in conclusione:
diffidate sempre di chi vuol vendere la panacea di tutti i mali…