La dieta alcalina, nota anche come dieta acido-base o dieta acido-alcalina o dieta del pH si fonda, di fatto, sulla convinzione che determinati alimenti alterino il pH dell’organismo; i fautori di questo regime alimentare sostengono che, nel lungo termine, il consumo di cibi prevalentemente acidi sarebbe alla base di un deterioramento dello stato di salute dell’organismo e favorirebbe la comparsa di varie patologie a carattere cronico.
Si deve premettere che è ormai da molto tempo che si dibatte sulla relazione fra stato di salute ed equilibrio acido-alcalino dell’organismo e nel corso degli anni sono stati proposti diversi regimi alimentari che propugnano il consumo di alimenti dal pH superiore a 7; peraltro, più che di dieta alcalina si dovrebbe parlare, per amor di precisione, di diete alcaline, visto che le varie proposte differiscono a seconda dei vari autori, anche se, a onor del vero, i concetti base rimangono sostanzialmente gli stessi.
Fra i vari autori che propugnano la dieta alcalina ricordiamo Robert Young, Christopher Vasey, Edgar Cayce, DeForest Clinton Jarvis, Herman Aihara ecc.
Cos’è il pH?
Prima di proseguire la nostra analisi della dieta alcalina riteniamo opportuno un breve cenno di chimica generale in riferimento al pH. Questa notazione, introdotta nei primi anni del XX secolo da un chimico danese, Søren Sørensen, sta per “Potential of Hydrogen” e viene utilizzata in ambito chimico per indicare il grado di acidità o basicità di una soluzione.
Nelle soluzioni in cui la concentrazione degli ioni idrogeno è uguale a quella degli ioni idrossido il pH è uguale a 7, ovvero la soluzione è neutra. Soluzioni con pH<7 sono acide, mentre quelle con pH>7 sono basiche.
Nell’uomo si parla di condizioni di acidosi nel caso in cui il pH ematico risulti inferiore a 7,35; si è invece in condizioni di alcalosi quando si supera il limite di 7,45. In un soggetto sano, il pH ematico si attesta attorno a un valore di 7,41; quindi, fisiologicamente, l’uomo ha un pH ematico lievemente alcalino.
Dieta alcalina: gli alimenti
I sostenitori della dieta alcalina sostengono, come accennato in precedenza, che il consumo di cibi acidi porterebbe il soggetto a una condizione di leggera acidosi cronica che alla lunga aumenterebbe la probabilità di contrarre patologie croniche di una certa serietà. Allo scopo di minimizzare i rischi, il regime alimentare del soggetto dovrebbe prevedere l’assunzione di cibi alcalini nella misura del 70% (80%) circa e di cibi acidi nella misura del 30% (20%) circa.
Fra i cibi che dovrebbero essere evitati vi sono l’alcol, le bevande contenenti caffeina, la carne, i cereali, i funghi, lo zucchero ecc.
È bene precisare che l’acidità di un cibo non viene misurata quando questo si trova allo stato fresco bensì considerando le sostanze (ovvero le ceneri) che rimangono dopo la sua combustione; tali sostanze possono comportarsi come acidi oppure come basi causando alterazioni del pH dell’organismo.
Basandosi su queste considerazioni non è detto che un cibo fresco molto acido venga considerato, secondo i dettami della dieta alcalina, come cibo acidogeno; tipico esempio è limone, un cibo che i sostenitori della dieta alcalina fanno rientrare nella lista dei cibi alcalini in quanto le sue componenti inorganiche (quelle che permangono nell’organismo per tempi più lunghi) sono alcaline.
Sono considerati cibi alcalini quelli ricchi di calcio, magnesio, sodio e potassio.
In linea generale, la dieta alcalina è un regime alimentare che si basa soprattutto sul consumo di frutta, legumi, pesce, semi oleosi e verdura.
Dieta alcalina – Funziona?
Nessuno nega che la regolazione del pH sia importante. Ma non si può certo controllarla con l’alimentazione. È a tutti noto che l’acidità del sangue è regolata da fini meccanismi di compenso che mantengono il pH ematico entro limiti decisamente ristretti; quando ciò non accade possono insorgere problematiche che, a seconda dei casi, possono portare addirittura alla morte del soggetto.
Le modificazioni che un regime dietetico può apportare al pH ematico sono decisamente lievi e, cosa ancora più importante, di carattere transitorio.
A tutt’oggi non esistono prove che un regime alimentare basato sul’assunzione di cibi prevalentemente alcalini sia in grado di controllare nel lungo termine il pH ematico. Per quel che ne sappiamo esiste un solo studio (Acid-Base Homeostasis: Latent Acidosis as a Cause of Chronic Diseases” Jürgen Vormann, Thomas Goedecke, Ganzheits Medizin Jg.18, Heft 5, September 2006) che mostra una possibile relazione fra acidosi latente e patologie a carattere reumatico, ma, detto questo, non c’è nessuna prova che l’adozione di un regime alimentare come quello proposto dai fautori della dieta alcalina sia in grado di prevenire l’insorgere di patologie a carattere cronico.
Cerchiamo di chiarire ulteriormente il concetto facendo un esempio in ambito sportivo: se fosse possibile regolare il pH con l’alimentazione, tutti gli atleti potrebbero diminuire l’acidosi lattica semplicemente assumendo dei “tamponi” prima della gara. Questa tesi è miseramente naufragata, dopo l’entusiasmo iniziale prodotto dall’esperimento di Wilkes (1983) in cui mezzofondisti assumevano bicarbonato di sodio (0,3 g per kg di peso!) prima della prova.
La ricerca di Wilkes non è mai stata confermata e tutti coloro che assumono bicarbonato prima di un 800 m hanno solo disturbi gastrici o intestinali. Peraltro, se un’alimentazione “corretta” potesse abbassare il pH, eccellerebbero negli 800 m solo atleti che seguono tale alimentazione. Cosa che non è vera. Come spesso accade, lo sport smantella teorie troppo ottimistiche.

Dieta alcalina: nessuno nega che la regolazione del pH sia importante. Ma non si può certo controllarla con l’alimentazione
Contro il cancro
Appare del tutto privo di spessore scientifico promuovere la dieta alcalina per combattere/prevenire il cancro.
Dieta alcalina: controindicazioni ed effetti collaterali
Le diete alcaline sono caratterizzate da un apporto abbastanza elevato di potassio e, per tale motivo, sono controindicate in coloro che devono assumere diuretici risparmiatori di potassio o in chi è affetto da patologie renali.
Comunque sia, chiunque intenda adottare come regime alimentare una dieta alcalina, dovrebbe consultarsi prima con il proprio medico curante per accertarsi che non vi siano controindicazioni.
Eventuali integrazioni a dosaggi elevati con agenti alcalinizzanti potrebbero causare disturbi a livello tratto gastrointestinale.