Dieci cibi da evitare. Capita di leggere articoli del genere (chissà perché i cibi da evitare sono proprio 10 e non 7, 12 o 23…). La demonizzazione di sostanze naturalmente contenute nei cibi è spesso un esempio di grave ignoranza scientifica. Ovviamente il discorso non si estende a cibi lavorati che contengono additivi aggiunti dall’uomo (conservanti, coloranti, dolcificanti ecc.), cibi che comunque vanno valutati prodotto per prodotto; è per esempio sbagliata la demonizzazione dei “gelati confezionati” perché potrebbero contenere grassi idrogenati, coloranti o altro. Chi ha un minimo di educazione alimentare sa leggere l’etichetta del prodotto e capirne la qualità. Riceviamo da un nostro visitatore:
Non ho trovato nell’area nutrizione un articolo sugli antinutrienti, acido fitico, tannini e ossalati in parte, lecitine e le saponine molto presenti nei fagioli, inibitori della tripsina, isoflavoni, solanina presente nelle patate e la caconina. Siccome è argomento molto dibattuto oggi, esternamente ho trovato solo articoli estremi, una parte della nutrizione ufficiale che ne riconosce gli effetti ma alla fine vissero tutti felici e contenti ed un’altra parte della nutrizione di nicchia che ne rappresenta come il male del mondo, infiammazione, dissenteria, malattie autoimmuni e ogni sorta di male del mondo occidentale negli ultimi secoli, mi piacerebbe un articolo su questi con ottica spassionata sia dalle influenze delle abitudini alimentari della massa, sia da chi sostiene a priori che non siano alimenti commestibili per l’essere umano a prescindere.
I motivi dell’assurdità di queste demonizzazioni dei presunti cibi da evitare sono principalmente due.
Cibi da evitare: l’errore di quantificazione
La prima regola della dieta italiana dice che “in un corpo forte il solo vincolo del sovrappeso limita praticamente ogni posizione salutisticamente errata”.
Il demonizzare un numero impressionante di sostanze contenute “normalmente” negli alimenti, bollando alcuni cibi come da evitare, è tipico di chi commette un errore di quantificazione. Anche l’acqua può fare male (ne bevo troppa, si attua il fenomeno dell’iponatriemia e posso anche morire), ma non per questo va eliminata. In breve, ogni sostanza ha dosi critiche che chi demonizza questo o quello non considera (per esempio modeste concentrazioni di solanina nelle patate non danno alcun problema di tossicità).
Per esempio, il glutammato di sodio è presente naturalmente nel grana e nei formaggi simili. Gli studi più seri hanno stabilito che il glutammato è sempre sicuro per il consumatore se la dose assunta è inferiore ai 16 mg/kg. Per una persona di 70 kg la dose sicura è 11 g, per una di 40 kg è 6,4 g ecc. In 100 g di grana ce ne sono 1,6 g, quindi anche la nostra persona molto snella può assumerne ben 400 g, al giorno cioè circa 1.500 kcal; visto che sicuramente mangerà anche altro, in poco tempo sarà in sovrappeso se non addirittura obesa. Diverso è l’uso del glutammato come additivo per insaporire piatti di scarsa qualità, che sono sì da evitare: va ad aggiungersi alla quota giornaliera senza nessuna giustificazione e può portare a sforarla se l’alimentazione non è abbastanza “sana”.

Esistono cibi da evitare? La demonizzazione di sostanze naturalmente contenute nei cibi è spesso un esempio di grave ignoranza scientifica
Cibi da evitare: l’errore “metabolico”
Il secondo errore nella convinzione che esistano cibi da evitare si nasconde dietro la non conoscenza dei processi metabolici del nostro corpo; in particolare, il nostro organismo sa benissimo gestire una certa dose della sostanza x, semplicemente eliminandola. Nei soggetti non sani questa capacità può essere diminuita, anche di molto e la sostanza diventa critica (vedasi i carboidrati per i diabetici). Con un’analogia, condannare la sostanza x solo perché a una percentuale della popolazione (normalmente chi ha un cattivo stile di vita) crea problemi è come condannare lo sport, per esempio la corsa, perché a un cardiopatico fa male.