Il cetilmiristoleato è il nome una particolare miscela di acidi grassi naturali salita agli onori delle cronache per la sua presunta efficacia nella cura di varie malattie (artrite, artrosi, malattie di origine autoimmune come fibromialgia, lupus, sclerosi multipla, psoriasi ecc.).
Cosa c’è di vero? – Per valutare l’efficacia del cetilmiristoleato nella cura dell’osteoartrite basta leggere gli studi di PUBMED. La sostanza è stata presa in esame fin dal 1994, ma solo da qualche tempo è stata riscoperta, soprattutto in campo non ufficiale, come panacea contro l’artrite (insieme ad altre sostanze di dubbia e relativa utilità come condroitina, glucosamina ecc.).
Il primo studio (Diehl, 1994) si limita a osservare che la sostanza è presente in una specie di topi che è immune dall’osteoartrite indotta sperimentalmente.
Il secondo studio del 2001 non è che una ricerca di ciò che la gente cerca in Rete ed evidenzia che l’artrite reumatoide (attenzione alla differenza con l’artrosi!) è molto gettonata, ma avverte anche che molti siti non sono altro che siti commerciali che propongo con eccessivo clamore rimedi alternativi.
Il terzo studio (Hessling et al.) è del 2002 e finalmente prende in considerazione i pazienti (64, divisi in due gruppi, per un trattamento di 68 giorni): il gruppo che ha assunto Celadrin (il nome commerciale della sostanza attiva) ha evidenziato un miglioramento nella flessione del ginocchio di 9 gradi in più rispetto al gruppo placebo. Se si ha presente cosa sono nove gradi si comprende che si può parlare di lieve miglioramento.

Formula del cetilmiristoleato
La ricerca di Kraemer et al. del 2004 sembra essere stata commissionata da un’azienda produttrice la crema al cetilmiristoleato. A differenza di quella di Hessling non dà dati numerici, ma si limita a fornire i dati per 30 gg. di trattamento due volte al giorno, parlando di “miglioramento del movimento del ginocchio” e di altri parametri.
Si arriva poi alla ricerca di Morelli (2004) che evidenzia che “Il cetilmiristoleato non ha mostrato nessuna utilità clinica“.
Quindi scordiamoci i risultati definitivi. Libri come Finalmente sconfitta l’artrite! di Len Sands sono veramente ottimistici e al di fuori della nostra etica. La conclusione di Morelli è quindi da ritenersi molto realistica. L’impiego di un nuovo farmaco genera aspettative che il paziente avverte come “leggeri miglioramenti” salvo poi entrare nella spirale della delusione.
Per il principio delle multinazionali consiglio comunque di non affidarsi a prodotti erboristici.
Del resto parliamoci chiaro: qualunque sostanza funzionasse veramente nei confronti di gravi malattie (come l’artrite reumatoide) genererebbe un passaparola tale che in pochi mesi diventerebbe l’unica cura!