I betaglucani sono polimeri costituiti da molecole di glucosio e sono considerati fibre vegetali solubili. Gli enzimi intestinali non riescono a scindere i legami molecolari, cosa che invece riesce ai batteri della flora intestinale. Poiché sono fibre non è difficile intuire che possono ridurre l’assorbimento del colesterolo; sembra però che gli acidi a catena corta che si formano dalla loro fermentazione possano inibire la sintesi epatica di colesterolo.
Betaglucani e colesterolo
Diverse aziende sono entrate nel possibile business dei betaglucani (riciclando ogni parte dei cereali, anche quelle che una volta erano meno pregiate): Kellogg’s con Optivita e recentemente Scotti con Pastariso (ricordiamo anche che la Scotti anni fa lanciò l’olio di riso decantando le proprietà anticolesterolo del gammaorizanolo).
Le difficoltà di gestire informazioni come la proprietà anticolesterolo dei betaglucani si basa su alcuni punti che devono essere ben compresi.
- Ciò che conta è l’indice di rischio cardiovascolare, definito come rapporto fra colesterolo totale e colesterolo buono (HDL). Se una sostanza li riduce entrambi non è detto che sia utile. Per esempio, una ricerca pubblicata su Nutrition Metabolism and Cardiovascular Diseases sostiene che una porzione al giorno fra gli 80 e i 140 g di legumi riduce il colesterolo totale di 11,8 mg/dl e quello cattivo (LDL) di 8,1 mg/dl, concludendo che i legumi sono un ottimo anticolesterolo. Forse (8 mg/dl di riduzione non sono poi molti), ma sicuramente non sono interessanti per la protezione cardiovascolare. Supponiamo una persona con un cattivo stile di vita che abbia un colesterolo cattivo a 250 mg/dl e uno buono a 35 mg/dl. Il suo indice di rischio è 7,14, pessimo. Con i legumi arriva a 238 e 31; il suo indice di rischio sale addirittura a 7,67!!!
- Se non si tratta la materia quantitativamente, la frase “aiuta a ridurre il colesterolo” è poco significativa. Se, per esempio, il prodotto X abbassa il colesterolo di 1 mg/dl, la frase soprariportata è vera, ma la sua azione è del tutto ininfluente. È una forma di seminformazione perché si dice il vero, ma lo si fa in modo che l’ascoltatore speri in qualcosa di diverso.
- La quantità necessaria affinché la sostanza X esplichi la sua funzione può essere talmente elevata che diventa impossibile assumerla con l’alimentazione. Premesso che non è stato stabilito un fabbisogno di betaglucani, 75 g di Pastariso Scotti (1,7 g derivati dalla fibra d’orzo) apportano solo il 25% di tale quantità, quindi l’effetto sarebbe globalmente modesto.
- Se si assume la quantità prevista è possibile avere altri effetti collaterali non propriamente positivi. Supponiamo di assumere 300 g di Pastariso per arrivare al presunto fabbisogno giornaliero. Vuol dire assumere la bellezza di 1.050 kcal solo di pasta! L’anticamera per l’obesità, il che non è molto salutare.

I cereali integrali sono gli alimenti più comuni in cui sono presenti i betaglucani, ma essi si trovano anche in funghi, alghe e lieviti
Cosa dice l’EFSA
L’EFSA (Autorità per la sicurezza alimentare europea) afferma che “il consumo regolare di betaglucani contribuisce al mantenimento delle concentrazione normali di colesterolo nel sangue”. Mantenere non vuol dire ridurre significativamente. Per la riduzione del colesterolo (senza fare miracoli!) gli unici alimenti funzionali sono quelli contenenti i fitosteroli (come Danacol).