L’alga Klamath (anche microalga del lago Klamath o Aphanizomenon flos aquae) è un alga commestibile di colore verde-azzurro che cresce nel lago Upper Klamath, nell’Oregon (USA).
Questi microorganismi hanno suscitato un certo interesse nel variegato mondo dell’integrazione alimentare; sembra infatti, secondo alcune fonti che questo “straordinario supercibo” sia dotato di innumerevoli e interessantissime virtù.
In effetti, un alimento che ha eccezionali effetti immunitari, antitumorali, antiossidanti, antinfiammatori e antivirali e che ha evidenti proprietà terapeutiche a livello metabolico, neurologico ecc. come può diversamente essere definito se non “straordinario”?
Chi segue questo sito da anni sa già come la pensiamo sui cosiddetti integratori dei miracoli; chi invece non è un assiduo frequentatore può consultare il nostro articolo al riguardo: Integratori miracolosi.

Upper Klamath Lake (Oregon)
L’alga Klamath in Rete
Nelle molte monografie reperibili in Rete relative all’alga Klamath, sono poche le patologie o le condizioni contro cui questi microorganismi non sembrano essere efficaci. Molti siti le pubblicizzano, ma spesso basta lo spirito critico per capire che manca un serio approccio scientifico al problema.
Come si può ottimisticamente sostenere che sia efficaci (cosa vorrà poi dire efficaci in patologie terribili che spesso risultano incurabili?) contro depressione, Alzheimer, sclerosi multipla, Parkinson, tumori? Chi ha vissuto accanto a un malato di queste patologie sa cosa vuol dire e sarebbe un fortissimo testimonial in presenza di una cura efficace. Non solo l’alga Klamath, ma qualunque rimedio “efficace”, in pochi mesi, acquisterebbe una popolarità incredibile, con un passaparola inarrestabile. Utilizzando il Ma se…: ma se l’alga Klamath funzionasse, perché questo passaparola a livello mondiale non si verifica?
L’alga Klamath nella ricerca
Oltre a chi vuole trarre un utile commerciale speculando sulle disgrazie della gente senza conoscere ciò che vende (e spesso vende di tutto!), l’alga Klamath è stata studiata anche nel campo della ricerca “seria”; incuriositi, abbiamo fatto un giro in una delle banche dati più note a livello internazionale.
Come spiegato nel citato articolo sugli integratori miracolosi, gli articoli pubblicati sulle riviste mediche internazionali, quelle che danno il carattere di “ufficialità” alle ricerche, vengono raccolti in banche dati; una delle più conosciute è la celeberrima PUBMED. Abbiamo digitato “klamath alga” nel campo di ricerca e abbiamo ottenuto pochissimi risultati; anche correlando l’alga ad altre locuzioni, si arriva a poche decine di studi. Per molti, alcune decine di ricerche sono tante, per noi no.
Come detto nell’articolo sulla ricerca scientifica, la ricerca non è scienza e molte ricerche vengono smentite da altre così che non è difficile trovare una ricerca che promuova X e un’altra che lo bocci. Il dato che si può considerare è il numero di ricerche che coinvolgono una sostanza, una terapia ecc.: più sono le ricerche e più vuol dire che la comunità scientifica “crede” in quell’argomento (i vari ricercatori leggono le ricerche e si buttano su quelle che ritengono più promettenti). Torniamo al nostro piccolo esperimento e cerchiamo “ginseng”, una sostanza molto conosciuta, ma che è difficile definire “molto importante per la nostra salute”. Bene; scopriamo non poche decine di ricerche, bensì migliaia!
Ovviamente è importante considerare anche gli anni delle ricerche. Se X viene studiato per 20 anni dal 1980 al 2000 e poi non ci sono più ricerche, probabilmente X è stato deludente; così può sorgere il sospetto che il ginseng sia passato di moda dopo un entusiasmo iniziale e che le alghe Klamath siano la novità dell’ultima ora. Bene, Pubmed consente di cercare anche per periodo; neel 2019 per il ginseng 774 ricerche, per Klamath 21, di cui una sola si riferiva alll’alga e non al lago!
Alga Klamath – Controindicazioni
L’alga Klamath è tossica? La domanda trae origini dalle varie voci apparse in Rete che riprendevano un lavoro scientifico reperibile su PUBMED (Assessing potential health risks from microcystin toxins in blue-green algae dietary supplements” di Gilroy DJ, Kauffman KW, Hall RA, Huang X, Chu FS., pubblicato su Environ Health Perspect. 2000 May;108(5):435-9.) nel quale si evidenziavano possibili rischi legati al consumo di alga Klamath; i rischi cui si fa riferimento nel lavoro sono relativi alla possibile presenza, nell’alimento in questione, di tossine epatotossiche, le microcistine.
È doveroso chiarire chel’alga Klamath non producono di per sé microcistine e che l’eventuale presenza di quest’ultime sarebbe legata a problemi di contaminazione.
Alcuni autori hanno consigliato di evitare eccessivi allarmismi in quanto i prodotti che vengono commercializzati vengono sottoposti a tutta una serie di controlli come del resto nel caso di altri prodotti destinati all’alimentazione o all’integrazione alimentare.
Detto questo, dopo un certo periodo di silenzio, verso la fine del 2012, il problema delle microcistine è tornato d’attualità dopo la pubblicazione di uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità (Vichi S, Lavorini P, Funari E, Scardala S, Testai E. Contamination by Microcystis and microcystins of blue-green algae food supplements (BGAS) on the italian market and possible risk for the exposed population. Food Chem Toxicol. 2012 Dec;50(12):4493-9. Istituto Superiore di Sanità, Environment and Primary Prevention Department, Rome, Italy.) effettuato per verificare l’eventuale presenza di microcistine in 17 supplementi alimentari di alghe, quali spirulina e Klamath, commercializzati nel nostro Paese. Dai controlli effettuati è emerso che i supplementi a base di spirulina erano immuni da contaminazione con microcistine; lo stesso però non è accaduto con gli integratori a base di alga Klamath nei quali sono stati rinvenuti contenuti di microcistine notevolmente variabili. I ricercatori hanno fatto notare come il livello massimo di microcistine riscontrato determini un rischio non minimale per l’utilizzatore; il rischio in questione diventa concreto a seguito di un’assunzione cronica o sub-cronica di 4 g pro die, un quantitativo che corrisponde a quello della dose giornaliera normalmente consigliata.
Lo stesso problema è emerso anche in un altro studio effettuato ricercatori tedeschi (Heussner AH, Mazija L, Fastner J, Dietrich DR. Toxin content and cytotoxicity of algal dietary supplements. Toxicol Appl Pharmacol. 2012 Dec 1;265(2):263-71.), anche se il livello massimo di contaminazione rilevato è risultato inferiore a quello riscontrato dagli studiosi italiani.
La nostra valutazione
Abbiamo riportato i risultati di cui sopra per dovere di cronaca, ma ci sembra superfluo sottolineare che per chi, come noi, non crede nell’efficacia delle alghe Klamath non ha senso preoccuparsi della contaminazione perché non le usa. Alcuni sostengono che ci sia stata una vera e propria crociata contro le alghe (business mondiale di trattamento delle acque, diffusione dei costosi kit di analisi delle microcistine ecc.).
La posizione non sembra tanto assurda visto che sicuramente la nostra legge permette l’uso di additivi decisamente più “sospetti” delle microcistine (per esempio i nitriti nei salumi). Le microcistine provocano danni epatotossici acuti per ingestione diretta (e non risultano casi riferiti alle alghe Klamath), polmoniti allergiche se inalate (anche questo punto non è riferibile alle alghe Klamath e comunque anche le fragole provocano allergie), promozione di tumori, se ingerite in dosi subacute per diverso tempo (tumori epatici, gastrointestinali, epiteliali). L’ultimo punto sarebbe quello che interesserebbe le alghe, ma francamente è molto dubbio perché moltissimi ricercatori hanno fatto la loro fortuna su presunte sostanze cancerogene (cosa vuol dire “promozione”?): negli anni ’80 del XX secolo praticamente ogni sostanza era cancerogena. Poi, a poco a poco, si è incominciato a parlare di quantità e si è scoperto che la stragrande maggioranza di sostanze accusate non erano praticamente pericolose perché non assumibili nelle dose critiche.